Teneri legami materni e figure d’infanti in fasce sono al centro di un’indagine filologica minuta, condotta tra i 14.233 versi della Divina Commedia dalla Società Dante Alighieri comitato di Trani.
Un punto di vista raro assunto dal comitato dantesco scorto dal Dott. Francesco Carmone e dalla professoressa Mariagrazia Distaso, già docente dell’Università degli studi di Bari, entrambi studiosi e membri dell’associazione culturale.
I bambini nell’Età Medioevale e pre-contemporanea non godevano dello stesso grado di considerazione odierna, tuttalpiù il periodo dell’infanzia era relegato ai primissimi anni di vita, successivamente questi erano considerati alla stregua degli adulti, atti al lavoro e fonte di ricchezza domestica.
Dante, il Poeta per eccellenza, ritrae in controtendenza queste docili figure intente a compiere gesti d’amore spontaneo verso la figura materna, tendendo le braccia nella ricerca del nutrimento latteo, incastonati perpetuamente nei versi del Paradiso dantesco.
Questa dimensione istintiva e terrena di benevolenza materna è così posta in dialogo con le figure dei beati, intenti a rivolgere la propria devozione alla Vergine.
Riferimenti alla Natività, cristologia e beatitudine colti con dovizia dal Dott. Carmone, che dopo una vita trascorsa nei reparti di pediatria d’Italia e in Svizzera, ha ritrovato parallelismi tra i docili pazienti da lui curati e quelle figure eternate dal Poeta.
Un’iniziativa presentata nella Biblioteca comunale di Trani ‘’Giovanni Bovio’’ che si inserisce in un disegno di promozione culturale e valorizzazione dell’attività degli studi Danteschi, insediati storicamente nella città – come afferma il neo assessore alla Cultura Lucia De Mari.