Era il 3 marzo 2008, ben undici anni fa, e nella zona industriale di Molfetta persero la vita cinque persone. Vincenzo Altomare, titolare della Truck Center, Luigi Farinola, Guglielmo Mangano, Michele Tasca, tutti operai e l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore.
La notizia si sparse per tutta la città in un attimo: sirene, ambulanze e poi l’autopsia che confermò che i decessi erano avvenuti per le esalazioni di acido solfidrico provenienti da una cisterna utilizzata per il trasporto di zolfo. Dopo aver impugnato la sentenza della corte d’appello, davanti alla Cassazione, l’amministrazione comunale chiede ancora giustizia per le famiglie di quelle cinque vite spezzate. Dopo la condanna in primo grado del Tribunale di Trani, gli imputati erano stati assolti, ma adesso è tutto da rifare: si dovrà rivalutare i comportamenti usati dai presunti responsabili e poi esprimersi. Il Comune si è costituito parte civile per tutelare un interesse etico e morale delle vittime e dell’intera comunità. “Non si può bollare delle tragiche morti come una fatalità”, ha dichiarato il sindaco Tommaso Minervini. Il nuovo processo di secondo grado dovrà essere riassunto entro tre mesi dalla pubblicazione della sentenza della Corte di Cassazione.