Sono circa 852 mila le persone che hanno abbandonato il mezzogiorno negli ultimi quindi anni, emigrati al Nord Italia o all’estero, per non tornare più nelle loro città d’origine.
Come se l’intera popolazione residente a Torino fosse scomparsa, creando un enorme buco nero. A dirlo i dati dello Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, che nelle anticipazioni dell’ultimo “Rapporto sull’economia e sulla società del Mezzogiorno” ha evidenziato come la vera emergenza italiana è l’emigrazione dal Sud – soprattutto giovanile, tanto che il 72 per cento di chi lascia casa ha meno di 34 anni – e non l’immigrazione.
“I dati Svimez – rincara il leader nazionale di Cgil Maurizio Landini – rafforzano le nostre richieste al Governo per un piano di investimenti straordinario per il Sud”. Nel progressivo rallentamento dell’economia italiana “Si è riaperta la frattura territoriale che farà ripiombare il Sud nella recessione da cui lentamente era uscito”, avverte Svimez. Secondo l’associazione, infatti, numeri alla mano il Pil del Sud è in diminuzione dello 0,3 per cento. E di certo non va meglio sul fronte lavorativo dove gli occupati sono calati dell’1,7 per cento. Adriano Giannola, presidente di Svimez, ha sottolineato come “bisognerebbe fare il tagliando a come si usano le risorse oggi prima di parlare di autonomia regionale”.
“Il Governo centrale non deve rinunciare ad investire in modo tale che i fondi strutturali europei siano addizionali. Fin ora non è mai stato così: gli investimenti al Sud sono sempre stati al di sotto della media della popolazione per cui prima di tutto togliamo gli alibi alle regioni (che hanno speso molto male, anche se hanno speso) e hanno sostituito la quota ordinaria. Se questi fondi servono per recuperare il gap, se poi si lascia soltanto a questi fondi la missione di investire sul nostro Mezzogiorno, si fallisce”.