Una ferita ancora aperta nel cuore dei barlettani.
L’eccidio di 10 vigili e di due netturbini del 1943 continua ad essere da monito riguardo gli orrori della guerra, come quanto avvenuto a seguito dell’armistizio dell’8 settembre quando i militari tedeschi comandati dal colonnelo Haurick, fucilarono 13 persone, di cui solo una miracolosamente riuscì a salvarsi grazie ai cadaveri dei compagni che cadendogli addosso fecero scudo al cittadino barlettano in un ultimo gesto di eroismo post mortem. Una tragedia brutale che rimane nel cuore della cittadinanza, in cui tanti hanno vissuto l’orrore nella propria famiglia.
Una 80esima celebrazione dell’eccidio di Barletta che mira a tenere viva la memoria dei fatti del 43, avvenuti a seguito della strenua difesa della città da parte dei militari italiani; in due occasioni infatti il Regio Esercito respinse l’invasore tedesco, in Via Trani e in Via Andria dove le truppe di stanza nelle casermette si scontrarono con la divisione corazzata “Göering”, proveniente dalla direttrice Altamura-Andria, avendo la meglio in due occasioni. Il successo militare dei soldati italiani, guidati dal Colonnello Grasso che organizzò l’erorica resistenza del presidio barlettano, il cui comando era situato all’interno del Castello Svevo, pagando il prezzo del valore in prima persona con la deportazione in un campo di concentramento dopo la caduta della città. Questa mattina all’interno del maniero barlettano è stato celebrato il coraggio degli eroici difensori con il riconoscimento degli onori militari ai caduti.
Una storia da tramandare ma anche da scoprire, come da anni cerca di fare Michele Grimaldi, responsabile della sezione barlettana dell’archivio di stato e che recentemente è riuscito a trovare uno dei primi documenti che ricostruiscono quanto avvenuto in quel tragico 12 settembre del ’43.