Da domani ordinato spegnimento Altoforno 2 dell’ex Ilva di Taranto. Il giudice Maccagnano ha infatti firmato l’ordine di esecuzione di spegnimento dell’impianto.
Il fermo imposto è l’azione scaturita dalla decisione di tre giorni fa del Tribunale di Taranto che ha rigettato la richiesta di proroga presentata dai commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria proprio sull’uso dell’Altoforno 2.
E mentre i legali dei commissari straordinari, stanno preparando già un nuovo ricorso al Tribunale del riesame (che dovrebbe essere depositato entro venerdì della prossima settimana), è stata anche annunciata la ferma presa di posizione di ArcelorMittal.
Il colosso dell’acciao ha infatti informato le organizzazioni sindacali, nei giorni scorsi, che a seguito del rigetto dell’istanza di proroga allo spegnimento dell’altoforno numero 2, ricorrerà alla procedura di cassa integrazione straordinaria per 3500 operai.
Intanto il Governo continua a lavorare con la trattativa con ArcelorMittal. Al tavolo con i sindacati, svoltosi ieri al Mise, i ministri Patuanelli, Provenzano e Catalfo hanno illustrato gli elementi definiti “intoccabili” del piano di azione studiato dal Governo. Il piano punta ad una presenza diretta dello Stato nel capitale dell’acciaieria. Pensa a nuove tecnologie ecosostenibili. Per esempio, forni elettrici e gas da affiancare al carbone. Prevede alti livelli di produzione per garantire a regime i livelli occupazionali. Questo con la cassa integrazione per accompagnare un piano da realizzare in quattro/cinque anni. Inoltre si pensa ad una accelerazione per investimenti e opere ambientali. C’è anche il riferimento alle “ferite” del territorio. Per questo sono stati confermati gli investimenti per circa un miliardo di euro nel “cantiere Taranto”.
Il servizio di TrNews.