Lo stabilimento barese della SKF qualche decennio fa era una chimera per tanti lavoratori.
Lavorare alla “RIV SKF” significava avere una certezza economica insieme a “benefit” che qui al Sud non erano per tutti nel comparto privato.
Sotto l’altissimo fungo in ferro che porta in bella mostra il logo dell’azienda svedese infatti ci sono campi da tennis e un campo di calcio in erba naturale a disposizione dei lavoratori.
Per figli dei dipendenti, inoltre, erano messe a riservate colonie estive, “strenne” nei periodi natalizi e tanto altro.
Purtroppo oggi non è più cosi. Quella magia con il tempo è svanita e adesso è in pericolo anche il posto di lavoro degli operai.
Il covid19, la crisi del comparto automobilistico hanno portato ad un taglio netto delle commesse e a farne le spese sono le tute blu.
Nella fattispecie, a Bari, due operai sono stati licenziati per errori nella produzione di alcuni cuscinetti.
Solo un pretesto, secondo i lavoratori, dato che un piano di licenziamenti è già previsto (anche nella sede di Torino, SKF vuole delocalizzare verso Madrid mandando a casa circa 30 impiegati).
Oggi i sindacati hanno decretato ventiquattro ore di sciopero “picchettando” i cancelli, alcuni portando con sé la famiglia.
Ci auguriamo che il governo, che nell’era covid di finanziamenti ne ha dati tanti, alcuni non di prima necessità a dire il vero, possa intervenire per difendere una realtà occupazionale molto importante per la nostra città.
Beppe Magrone.