Il sistema di sicurezza, nella tratta Ruvo di Puglia-Barletta della Ferrotramviaria, all’epoca dell’incidente ferroviario costato la vita a 23 persone, era totalmente inefficace. A rivelarlo, nel corso della nuova udienza del processo incentrato sulla strage del 12 luglio del 2016, è stato l’ingegner Valerio Catino.
Nell’aula bunker del carcere di Trani è stata così ascoltata la testimonianza del perito informatico. Per conto della Procura, ha acquisito le informazioni dai database di Ferrotramviaria. Catino ha spiegato in aula come il sistema di sicurezza, sulla tratta Ruvo- Barletta gestita dalla Bari Nord, fosse totalmente inaffidabile. “Il meccanismo in uso consentiva di captare la posizione del treno tramite gps, ma la trasmetteva alla centrale operativa attraverso gprs, metodo assolutamente inefficace per far conoscere in tempo reale la posizione del treno” ha detto.
In aula è stata anche ascoltata la testimonianza di Stefano Benedetto, il capostazione di Andria. Colui che entrò in servizio nel turno successivo a Vito Piccarreta (quest’ultimo è imputato nel processo essendo stato, secondo l’accusa, colui che diede il via libera al treno che poi si scontrò con il convoglio proveniente da Corato).
Benedetto ha spiegato i dettagli del meccanismo allora in vigore, sulla tratta Ruvo di Puglia-Barletta. Quello del blocco telefonico. Con tale sistema i capistazione si scambiavano i dispacci per segnalare la partenza e l’arrivo dei treni.
Nel corso dell’udienza sono state anche ascoltate undici telefonate intercorse, la mattina di quel 12 luglio del 2016. Telefonate tra il coordinamento centrale movimento a Bari e i capistazione di Andria, Corato, Bitonto e Ruvo di Puglia. Chiamate che furono effettuate sia prima che subito dopo lo scontro tra i due convogli della Ferrotramviaria. Lo scontro, avvenuto sulla tratta a binario unico Andria-Corato, costò la vita a 23 persone.
Tutte le telefonate (se ne contano oltre 100), saranno trascritte da un perito nominato dalla Procura.
Nel processo sono imputate la società Ferrotramviaria e 17 persone fisiche tra dipendenti e dirigenti dell’azienda pugliese di trasporti e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, accusate, a vario titolo, di disastro ferroviario,
omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Ora si tornerà in aula, sempre nel carcere di Trani, il prossimo 6 novembre.
Il servizio di TrNews.