Già il 21 ottobre del 2014, nella stazione di Andria, si sfiorò una tragedia simile a quella poi accaduta il 12 luglio del 2016 (quando due treni della Ferrotramviaria si scontrarono sulla tratta a binario unico Andria-Corato, causando la morte di 23 persone e il ferimento di 51 passeggeri).
L’incidente, nel 2014, venne sfiorato per “l’invio del convoglio senza via libera in regime di blocco telefonico”. L’episodio è stato portato al centro della nuova udienza del processo in corso dinanzi al Tribunale di Trani, incentrato proprio sulla strage dei treni avvenuta nel luglio del 2016.
A testimoniare e a raccontare l’accaduto, nell’aula bunker del carcere, è stato l’allora capostazione di Andria, che nel 2014 segnalò il rischio di incidente (episodio inserito poi tra le venti “situazioni critiche e potenzialmente dannose per la sicurezza e la regolarità della circolazione ferroviaria”).
Secondo l’accusa i vertici di Ferrotramviaria avrebbero sottovalutato il pericolo, nonostante i citati venti episodi di incidenti sfiorati (segnalati tra il 2003 e il 2015), avessero messo in risalto “il grave e concreto rischio per la salute”.
Nell’udienza sono stati ascoltati poi anche altri cinque testimoni, tutti capitreno e capistazione dipendenti di Ferrotramviaria.
Nel processo sono imputate la stessa Ferrotramviaria e 17 persone fisiche, tra dipendenti, dirigenti e vertici della società di trasporti, un dirigente del ministero dei trasporti e due direttori dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria.
Ora si ritornerà in aula il 5 febbraio (questa volta nella Corte di Assise di Trani), quando cominceranno le audizioni degli investigatori.