Trenta milioni di euro per hanno dovuto accettare l’approdo del gasdotto tap che collegherà l’Azerbaijan all’Italia con sbocco sulla spiaggia di Melendugno in Salento. Non un risarcimento, non una compensazione, ma un investimento per il rilancio. Così, almeno, lo ha presentato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella sua visita a Lecce, domenica pomeriggio, per la firma di un accordo di 22 milioni di euro tra Cnr ed Eni che avvieranno quattro laboratori di ricerca al Sud in settori di studio fondamentali per lo sviluppo sostenibile del Paese. Quei 30 milioni per Melendugno sono una misura di rilancio di quella comunità, sostiene Conte che all’incontro aveva invitato anche il sindaco Marco Potì. Che, però, all’appuntamento leccese non ci è andato spiegando che quei 30 milioni non sono del Governo, che non potrebbe impegnare quelle somme, ma sono di Tap: “Non ci pare giusto accettare soldi da chi sta distruggendo il nostro territorio” ha spiegato Potì. Replica necessaria quella del sindaco di Melendugno al premier Conte che aveva parlato di schiaffo, da parte del primo cittadino, non al presidente del consiglio ma alla comunità locale.

Sul tavolo restano i 30 milioni di euro, ma anche le problematiche dell’Ilva di Taranto, altra questione sulla quale Conte è intervenuto nel corso della sua visita leccese. “Siamo consapevoli, ha detto il premier – che il problema della salute permane. Dobbiamo cercare di intervenire ancor più efficacemente”.