scorsa estate

Durante la scorsa estate, non erano pochi quelli che si interrogavano sul Bitonto.

Come verrà gestita una squadra così forte, costruita in questo modo, da un allenatore che non ha ancora avuto realmente la chance di vincere un campionato di Serie D? La risposta è arrivata presto, in barba ai dubbi e allo scetticismo di chi vedeva una big senza una guida solida. Roberto Taurino si è preso la vetta del girone H in maniera autoritaria, reagendo alle critiche e alle difficoltà, amalgamando uno spogliatoio che ha saputo tirare fuori gli artigli per difendere il suo allenatore.

E pensare che sarebbe bastato poco per far saltare il banco: la sconfitta di Fasano ad inizio stagione, ma soprattutto quella rocambolesca in casa contro l’Agropoli avrebbero potuto cambiare subito le carte in tavola. Qui sono emersi due aspetti che si sono rivelati vincenti: la lungimiranza e la serenità di Rossiello da un lato, che ha scelto di fidarsi ciecamente del suo tecnico, e la grinta di Taurino dall’altro, che ha serrato i ranghi in un momento complicato e, con l’aiuto di tutta la squadra, che si è comportata da big, si è tirato su fino alla vetta del campionato.

Una vetta praticamente mai intaccata dalle rivali, se non da un Foggia che ha condiviso con il Bitonto qualche settimana davanti a tutti. Poi i rossoneri si sono staccati fino a 5 punti, ma il forcone dei satanelli è tornato a punzecchiare i neroverdi in un momento di difficoltà. Taurino ha ammesso le sue responsabilità dopo la sconfitta del “Citta degli Ulivi” contro il Cerignola e ha chiesto alla piazza di prendersela solo ed esclusivamente con lui anche dopo i pareggi contro Taranto e Brindisi. In un club che come simbolo ha il leone, Taurino ha deciso di ruggire non solo sul campo, ma anche davanti ai microfoni: sa che il primato è a rischio, sa di essere in difficoltà e sa di dover proteggere la squadra, ma sa anche quali sistemi adottare per evitare il crollo sul più bello.

Con le dovute proporzioni, è un comportamento alla Mourinho: prima del fischio d’inizio di Barcellona-Inter, semifinale di ritorno della Champions League 2010, lo Special One entrò in campo prima dei suoi calciatori per attirare i fischi del Camp Nou, che infatti non toccarono i nerazzurri usciti dalla pancia dello stadio pochi secondi più tardi. Quella sera, l’Inter la spuntò per un solo gol. A Taurino, se riuscisse la sua rivisitazione in chiave bitontina, andrebbe benissimo mantenere quel punto di vantaggio sul secondo posto.