È rivolta in tutte le carceri d’Italia per il provvedimento del Governo sul coronavirus che ha sospeso i colloqui con i familiari in carcere per la tutela dei detenuti e di chi ci lavora. Le proteste, in Puglia, sono partite ieri sera a Bari, dove anche nel pomeriggio di oggi i parenti sono tornati a manifestare in via Alcide De Gasperi chiedendo di lasciare tutti liberi: “Mettete le maschere sulla coscienza” recitano gli striscioni “Domiciliari, indulto e amnistia per tutti”. Fumo e detenuti sul tetto anche a Trani.

 

I carcerati sbattono oggetti contro le grate urlando e incendiando pezzi di stoffa e carta che lanciano dalle finestre. La struttura è stata completamente circondata da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, oltre ad un elicottero che sorvola la zona.

Sono 41, invece, i detenuti che sono stati arrestati dopo essere evasi dal carcere di Foggia durante la rivolta di questa mattina, ripresa in alcuni video delle telecamere di videosorveglianza del capannone di un’attività commerciale che si trova lì vicino e poi sarebbero stati diffusi sul web.

Nel video i detenuti bloccano le auto, fanno scendere i conducenti e fuggono a bordo dei veicoli. Alcuni si sono nascosti all’interno di un supermercato, confondendosi con i clienti. Dal penitenziario sarebbero fuggite oltre 50 persone. Almeno una decina, quindi, sono fuggiaschi che le forze dell’ordine stanno cercando di rintracciare. Tra gli evasi – riferiscono gli investigatori – non vi sono né ergastolani né esponenti di rilievo della criminalità organizzata foggiana.

“La situazione sembra essere sotto controllo” – ha detto il prefetto Raffaele Grassi – “Al momento i detenuti sono rientrati nella struttura penitenziaria, però il piazzale antistante, scenario degli scontri, resta comunque presidiato dalle forze di polizia”. Si fa anche la conta dei danni perché a Foggia i detenuti hanno devastato due reparti e la sala informatica della casa circondariale, oltre ad infrangere numerose vetrate. Sarebbero una quarantina i posti letto inutilizzabili dopo i disordini.

“Prevedendo quanto accaduto oggi, nei giorni scorsi avevamo chiesto al premier Giuseppe Conte e al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, l’immediato intervento nelle carceri dell’Esercito con mezzi cingolati intorno alle carceri, la chiusura dei detenuti nelle celle fino al termine dell’emergenza e l’applicazione di norme eccezionali che prevedono sanzioni penali fino a dieci anni di reclusione nei confronti dei detenuti che creano sommosse o allarmismi”. Lo ha specificato Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria.