Il vento di scirocco e il mare grosso, fanno slittare l’avvio delle attività del gasdotto Tap in mare, propedeutiche all’arrivo della nave posatubi di Sepem, ormeggiata da giorni al porto di Brindisi. Questa istallerà sul fondale in località San Basilio, a San Foca, le componenti strutturali per la posa del tubo che dal 2020 porterà in Italia 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
E il vento soffia contrario anche per il comitato no-tap che continua a gridare il suo no ad un’opera che deturperebbe l’ambiente, il paesaggio e la vocazione del territorio che si sviluppa proprio sulla natura. Il “tubo” che arriva dal mare, passa attraverso la falda acquifera che in quella zona pare sia molto superficiale e metterebbe a rischio la costa, il mare e tutto ciò che ad esso è collegato, turismo compreso.
Una farsa del governo, dicono i cittadini: nel mirino, infatti, è finito il Movimento 5 Stelle che proprio in queste città, in campagna elettorale, si era impegnato a bloccare l’opera, tanto che persino il sindaco di Melendugno, Marco Potì, aveva votato per i pentastellati nonostante l’estrazione di centro sinistra, portando al raggiungimento del 63% alle ultime elezioni politiche. Rabbia e delusione tra gli elettori che addirittura ieri sul lungomare di San Foca hanno bruciato tessere elettorali, i manifesti con i volti dei parlamentari e le bandiere del Movimento.
Polemico anche il governatore Michele Emiliano che colpisce a suon di hastag su Twitter dicendo che il Movimento è un disatro alla Renzi. E il cinguettio si conclude con l’amarezza che il dietrofront dei grillini su Ilva e Tap è davvero devastante e li ha definiti “bugiardi e spregiudicati”.
Ma la risposta del Ministro per il Sud Barbara Lezzi per gli abitanti di Melendugno arriva in un videomessaggio su Facebook.
Per il premier Giuseppe Conte le critiche contro i parlamentari pugliesi sembrano a dir poco ingenerose e in una lettera dice ai no-tap di non conoscere la legge. Infatti spiega che lo Stato in caso di “stop” verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base ad una stima prudenziale tra i 20 e i 35 miliardi di euro, quasi una finanziaria. Ma Emiliano sottolinea che “Se spostiamo l’opera di 30 chilometri a nord non c’è alcuna penale e alcun risarcimento. La localizzazione spetta al governo italiano”. I “dissidenti” con la deputata Sara Cunial insistono sull’assenza di penali “perché sono subordinate agli accordi tra il Governo e Tap, che l’Italia non ha firmato”.
Anche Salvini dice che “fuoco e minacce non sono mai una soluzione”, ma nei prossimi giorni potrebbero riprendere i lavori e anche le proteste.