Giovanni Caterino, 38 anni, e Luigi Palena, 48 anni, entrambi di Manfredonia ritenuti vicini al clan Li Bergolis, sono le due persone arrestate dai Carabinieri su disposizione della magistratura barese nell’ambito dell’indagine sul quadruplice omicidio compiuto il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis nei pressi della vecchia stazione.
I carabinieri del comando provinciale di Foggia insieme con quelli del raggruppamento operativo speciale e del comando provinciale di Bari, con l’ausilio dello squadrone eliportato carabinieri cacciatori Puglia e dell’11° reggimento Puglia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bari su richiesta della Dda che ha coordinato le indagini.
E proprio dalle intercettazioni su oltre 700 tracciati telefonici con 8 milioni di contatti e analisi dei video delle decine di telecamere lungo il tragitto di vittime e carnefici per complessive 200 ore di filmati è stato possibile ricostruire quella strage pianificata nei minimi dettagli, come spiegato nel corso della conferenza stampa per illustrare il risultati dell’operazione: l’obiettivo dei killer era il boss Mario Luciano Romito, cinquant’anni, di Manfredonia, a capo dell’omonimo clan che negli ultimi anni si era contrapposto al clan Libergolis nella cosiddetta ‘faida del Gargano’. Con lui, nella vettura, c’era il cognato Matteo De Palma, che gli faceva da autista, anche lui morto all’istante sotto i colpi di un fucile d’assalto kalashnikov Ak-47 e un fucile da caccia calibro 12. I due morirono sul colpo. Poi il commando si mise all’inseguimento del Fiorino a bordo del quale stavano tentando di fuggire due contadini, testimoni scomodi – a quanto sembra – del duplice omicidio. I due agricoltori, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, di San Marco in Lamis, rispettivamente di 47 e di 43 anni, avevano visto uccidere e capirono di essere in pericolo: tentarono la fuga, ma furono aggiunti e uccisi.
Caterino è accusato di concorso nel delitto, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose, detenzione e porto delle armi usate nell’agguato, mentre Palena risponde della detenzione di altre due armi che sarebbero servite per ammazzare un altro esponente del clan rivale Romito. Secondo il procuratore aggiunto della Dda, Francesco Giannella, in quel territorio si sta rompendo il muro di omertà. Il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla, definisce quella degli arresti una notizia importante per questo territorio perché conferisce a tutti una fiducia importante.