Venivano collocate su strada, indotte alla prostituzione, e sottoposte a ‘protezione’ dietro il pagamento di somme di denaro

un crimine talmente lucroso che non cenna ad arrestarsi quello delle sfruttamento della prostituzione che a Taranto questa mattina ha portato all’arresto 13 persone ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di associazione a delinquere, sfruttamento, favoreggiamento e agevolazione della prostituzione.

Le povere vittime, in questo caso, giovani ragazze prevalentemente provenienti dall’Est Europa, che lasciandosi sedurre da false promesse di un regolare lavoro in Italia, si sono ritrovate invece a mercificare il proprio corpo e rendere conto a malfattori che dalle loro prestazioni traevano i maggiori profitti.

Ad operare gli arresti (8 in carcere e 5 agli arresti domiciliari)nel corso dell’operazione denominata ‘Madame’,  gli agenti della Questura di Taranto, che hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Taranto, Paola Incalza, su richiesta del sostituto procuratore Antonella De Luca.

All’operazione hanno partecipato poliziotti della Squadra Mobile – Sezione “Criminalità diffusa, extracomunitaria e prostituzione”, in collaborazione con le Questure di Lodi e Vibo Valentia.

L’attività d’indagine ha portato alla luce un “sodalizio di ampiezza transnazionale che ovviamente fruttava all’organizzazione profitti notevoli

L’indagine è partita nell’agosto del 2017 a seguito di controlli sulla strada provinciale 105, dove abitualmente si prostituiscono cittadine straniere.

secondo quanto emerso,Due esponenti della presunta organizzazione criminale, all’epoca dei fatti contestati risultavano detenuti in Francia, nel carcere di Lyon Corbas, per gravi reati contro la persona (fra cui quello di tratta di esseri umani e associazione a delinquere).

Dall’interno della struttura penitenziaria,i due riuscivano a gestire, via internet, avevanp quindi la disponibilità di apparecchi cellulari,  l’attività di prostituzione delle giovani donne (di cui ricevevano parte dei ricavi).

I poliziotti hanno accertato come alcune ragazze svolgevano l’attività di meretricio sotto il controllo locale di una 30enne rumena, a sua volta prostituta, stabilmente radicata in terra jonica (nel Comune di Faggiano).

Le ragazze, a cui venivano trattenuti i documenti di riconoscimento, corrispondevano settimanalmente somme di denaro (circa 400 euro) quale corrispettivo non solo della locazione del “posto letto” loro offerto all’interno dell’abitazione della maitresse, ma anche per poter esercitare la prostituzione nei luoghi assegnati senza correre rischi e senza alcuna ripercussione di sorta.

La 30enne rumena reclutava anche uomini impiegati come autisti per raggiungere il posto di lavoro e per risolvere le controversie che potevano insorgere non solo tra le sue stesse “ospiti”, ma anche tra queste e altre concorrenti.

Tra i destinatai dei provvedimenti C’è anche don Saverio Calabrese, parroco di Monteparano.

L’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, in via cautelativa, ha sospeso il sacerdote dal ministero pastorale.

L’arcivescovo assicura “che fin da oggi la comunità sarà seguita da un sacerdote incaricato dalla Curia. Attendendo le motivazioni non ancora pienamente conosciute circa le misure restrittive nei confronti di don Saverio, per il quale non verrà meno l’interessamento della Diocesi”.