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Il presidente della Corte di Appello di Bari, Franco Cassano, definì il 2018 un “annus horribilis” per il distretto di Bari, divenuto protagonista di vicende giudiziarie che coinvolgevano magistrati in servizio a Trani, l’ex pm Antonio Savasta e l’ex gip Michele Nardi, arrestati per corruzione in atti giudiziari nel gennaio 2019 e l’ex pm Luigi Scimè, coinvolto a piede libero nello stesso procedimento.

Il primo, dimesso dalla magistratura, attualmente ai domiciliari, il secondo ancora in carcere ed entrambi, al momento degli arresti in servizio a Roma.

Tutti e tre sono a processo dinanzi ai giudici di Lecce per aver pilotato indagini e processi in cambio di denaro e gioielli da imprenditori amici. E lo avrebbero fatto tra il 2014 e il 2018, in parte nel periodo in cui a capo della Procura di Trani c’era ancora Carlo Maria Capristo, poi trasferito a Taranto nel 2016 e oggi ai domiciliari con l’accusa di induzione indebita a promettere o dare utilità. Capristo – che respinge ogni accusa – avrebbe cercato di indurre una giovane Pm di Trani, Silvia Curione, ad “aggiustare” un processo.

La donna, ora in servizio a Bari, denunciò tutto senza paura di eventuali ritorsioni. Il “sistema Trani” lo hanno ribattezzato, quello dei favori e delle inchieste insabbiate, dei diamanti e dei viaggi regalati ai magistrati perché garantissero esiti processuali favorevoli nelle vicende giudiziarie e tributarie che coinvolgevano imprenditori compiacenti, disposti a pagare per non avere guai. Per quei fatti Savasta e Scimè sono a processo con rito abbreviato e rischiano condanne rispettivamente a 10 anni e a 4 anni di reclusione.

Nardi, invece, è a processo con rito ordinario, anche lui – come il suo ex capo Capristo – accusato in concorso con un ispettore di Polizia, Vincenzo Di Chiaro. Proprio ieri è ripreso il dibattimento a Lecce con l’audizione in aula dei testimoni, alcuni imprenditori ritenuti parti lese, tra i principali accusatori degli ex magistrati tranesi.

Nella prossima udienza del 25 maggio sarà chiamato a testimoniare l’ex aggiunto di Trani, oggi coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella, vice di Capristo all’epoca dei fatti e poi reggente della Procura tranese fino alla nomina di Antonino Di Maio, anche lui ora indagato nell’inchiesta che coinvolge Capristo. Di Maio nei mesi scorsi ha dovuto cedere il posto di procuratore a Renato Nitti per decisione della giustizia amministrativa.

Una Procura, quella di Trani, che per anni sembra non aver avuto pace tra magistrati indagati e incarichi contesi e che oggi torna al centro della bufera.