‘’L’infame legge, le origini della Camorra in Puglia’’, un volume frutto del lavoro della ricerca storica condotta dal sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri Stefano De Carolis, studioso delle origini del fenomeno mafioso e specializzato nella salvaguardia del patrimonio culturale nazionale.
L’infaticabile ricerca della genesi della Camorra pugliese, ha impegnato lo studioso a partire dal 2013, passando in rassegna circa ottomila documenti presso l’Archivio di Stato di Bari e Trani.
Sarebbe emerso dalle pagine d’archivio, che negli anni che intercorrono dal 1889 e 1890, i carabinieri Reali e gli inquirenti del tempo, abbiano efficacemente sventato le organizzazioni criminali radicate nel territorio del Nord Barese.
A partire da un documento identificato come ‘’Statuto dei Picciotti’’ di Barletta, sarebbero emersi elementi d’inchiesta utili a sgominare con un maxi processo tenutosi alla Corte di Appello di Trani, in soli 30 giorni, la rete di illeciti radicata storicamente nel tessuto.
Circa 170 persone furono coinvolte nell’inchiesta, una svolta storica nelle pratiche processuali, poiché in quell’occasione il codice penale Zanardelli veniva applicato per le prime volta in Italia.
Il dato saliente è come agli albori del ‘900, la disciplina giuridica stesse compiendo importanti passi in avanti per la catalogazione dei reati per mafia. Si verificò un’evoluzione: fu istituito il nuovo reato per associazione a delinquere, non più dunque associabile al mero fenomeno del banditismo. Un’aggravante che emancipa e fa salire di livello le cosche presenti nel territorio barese, le prime secondo, il già procuratore distrettuale antimafia Giuseppe Volpe, a utilizzare i tradizionali ‘’pizzini’’, rinvenuti in un ”camuffo” di un boss.
Questo importante catalogo, reca un dati non conosciuti dalla letteratura del settore, che rende nota l’esistenza di una malavita storicizzata, non solo appartenente alle cronache degli ultimi 60 anni come spiega Giuseppe Volpe, ma ben più profonda e acuta.
La prefazione, che reca la prestigiosa firma dell’ex procuratore, mette in evidenza anche multipli legami intercorrenti tra le varie ‘’mafie’’ del territorio già dalla seconda metà dell’800. Successivamente forme di influenza si sarebbero consolidate in ambiente carcerario, tra camorristi e uomini pugliesi. Secondo il perito De Carolis, alcune modalità d’esecuzione e riutilizzazione all’interno dei clan, sarebbero tutt’ora perpetuate alla stregua di come avveniva tra gli ”uomini d’onore”.
La violenza degli attacchi non è mai venuta meno, come certifica il prefetto della BAT Rossana Riflesso. L’istituzione prefettizia locale è sempre in prima linea con le sue interditive a lungo raggio e le attività solidaristiche in supporto di chi riceve danno dagli uomini della malavita. Forze dell’ordine, liberi cittadini, imprenditori e uomini di legge, verrebbero ampiamente contemplati nell’esercizio delle funzioni del prefetto, legando a maglie strette magistratura, ministero dell’Interno e comunità.