La Banca Popolare di Bari avrebbe riservato, ad alcuni soci, “trattamenti di favore” nella rivendita di azioni. È quanto emerso ed è stato evidenziato nell’ordinanza che ha portato all’arresto degli ex vertici dell’istituto di credito pugliese, tra i quali l’ex presidente Marco Jacobini e suo figlio Gianluca, ex co-direttore.
Nello specifico, si legge negli atti: “non pochi dubbi sono venuti a galla sulla linearità con cui alcuni soci di riferimento, tra cui la Debar spa, hanno effettuato alcune ‘manovre’ in merito alla cessione di un consistente lotto di azioni della Banca Popolare di Bari nel mese di marzo del 2016″.
Tale società, facente capo alla famiglia De Bartolomeo, avrebbe ceduto titoli per quattro milioni di euro prima della svalutazione. “La Debar è riuscita, grazie all’annullamento della prima asta e al conseguente ripristino manuale delle priorità, – è riportato negli atti – ad alienare 430.000 azioni per un controvalore di 4.097.900 euro, tutte acquistate dal Gruppo assicurativo Aviva.
Ciò induce a sospettare- rileva il pm – che i vertici della Banca Popolare di Bari da un lato, possano aver riservato al socio un trattamento di favore, consentendole la liquidazione dell’investimento azionario ad un prezzo ancora appetibile, di lì a breve abbassato; dall’altro, abbiano consentito al Gruppo Aviva (divenuto poi partner per la distribuzione di polizze assicurative), di entrare ‘pesantemente’ nella compagine sociale della stessa BpB. “Non si esclude pertanto– è evidenziato negli atti – in esito ad un preordinato sistema di pattuizioni”.