Fermo pesca 2018: si parte oggi, con due settimane di anticipo rispetto alla data inizialmente stabilita del 27 agosto, e si va avanti fino al 23 settembre, nel tratto di costa compreso tra Manfredonia e Bari. Quarantadue giorni consecutivi di stop alle attività della flotta da pesca italiana. Quarantadue giorni senza pesce fresco a tavola lungo tutto l’Adriatico.
L’iniziativa non manca di suscitare polemiche, in particolare a opera di Coldiretti Puglia, che ribadisce, per bocca del presidente Gianni Càntele, la necessità di una radicale modifica del provvedimento. Sì, perchè il fermo biologico, a suo dire, ha determinato negli anni un crollo della produzione regionale, la perdita di oltre un terzo delle imprese e di 18mila posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27 al 33 percento.
Insomma, il fermo non risponderebbe da tempo alle esigenze di sostenibilità delle principali specie target per quanto riguarda la pesca nazionale. Nei trentatré anni trascorsi da quando il divieto è entrato in vigore, sempre a detta di Càntele, lo stato delle risorse è progressivamente peggiorato, come pure lo stato economico delle imprese e dei redditi.
Il rischio – conclude il presidente di Coldiretti Puglia – è dunque quello di ritovarsi nel piatto un prodotto straniero o congelato. Il settore, infatti, soffre la concorrenza sleale del pesce proveniente dall’estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, complice l’assenza dell’obbligo di etichettatura dell’origine.