Venerdì 31 agosto: così come annunciato dal Ministero, sarebbe dovuto essere il giorno destinato allo sgombero del Palagiustizia di Bari (l’immobile dichiarato inagibile, a maggio scorso, per rischio crollo). Tutti avrebbero dovuto così lasciare il palazzo, ma in realtà gli uffici sono operativi. Magistrati e personale amministrativo sono regolarmente al lavoro all’interno della struttura.
A sollecitare e a richiedere lo sgombero immediato, è stato, sui social, il ministro Alfonso Bonafede. Ma manca un atto ufficiale che obblighi gli operatori della giustizia ad abbandonare la struttura e che superi l’ordinanza emessa dal Sindaco di Bari, Antonio Decaro.
Il Comune del capoluogo pugliese ha infatti concesso una proroga di 120 giorni per lo sgombero sulla base di una nuova perizia che ha evidenziato un “attenuato rischio crollo dopo l’alleggerimento dei piani superiori dai carichi pesanti”. Un’azione che ha fatto scatenare la dura reazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che ha definito il sindaco Decaro “un irresponsabile”. Polemiche su più fronti, dunque. Ma a vivere da vicino le maggiori difficoltà sono i magistrati che hanno denunciato la loro incapacità nel portare avanti, in queste condizioni, indagini e processi.
La preoccupazione è che possa paralizzarsi l’intera attività della procura.
Per questo avvocati, magistrati e alcune forze politiche dell’opposizione di Governo hanno sottoscritto e inviato, al ministro Bonafede, al termine di una assemblea, un documento nel quale viene richiesta l’attivazione immediata “per la risoluzione del gravissimo problema dell’edilizia giudiziaria pugliese”. Una soluzione da rintracciare anche attraverso il ricorso ai poteri straordinari.
Ma nell’attesa, regna sovrana la confusione e la poca chiarezza su quello che sarà il futuro della giustizia penale barese.