Si chiama “White labour”, lavoro bianco in contrasto al lavoro nero, l’operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo e del Nil di Foggia che, coordinati dalla magistratura, hanno arrestato tre imprenditori foggiani – di due diverse aziende – e un cittadino del Gambia.
I quattro indagati reclutavano braccianti agricoli – in prevalenza nord africani e indiani – nei ghetti presenti nella zona, soprattutto a Rignano e Borgo Mezzanone.
Gli stranieri erano costretti a lavorare nei campi percependo una paga che oscillava dai 3 euro ai 6 euro all’ora. Due degli imprenditori agricoli arrestati erano già finiti ai domiciliari l’estate scorsa per gli stessi reati. Si tratta di Domenico e Aldo Giordano, titolari dell’omonima ditta che si trova alla periferia di Foggia.
Per i due, questa volta, è scattata la misura cautelare in carcere, perché nonostante l’azienda fosse stata sottoposta a controllo giudiziario, hanno proseguito nelle “condotte criminali”, sostengono gli inquirenti. Nell’ordinanza il gip scrive infatti che, “nonostante il pregresso trattamento cautelare e il controllo giudiziario fosse in corso, hanno dimostrato totale disinteresse per i precetti penali e la tutela dell’incolumità individuale dei braccianti, perseverando nella condotta di approfittare del loro stato di bisogno”. In una delle aziende agricole, situata a San Giovanni Rotondo, erano allestiti containers dove alcuni lavoratori vi abitavano in una condizione degradante.
Nel corso dei controlli i carabinieri hanno individuato all’interno dell’azienda dei fratelli Giordano anche cinque lavoratori stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno e altri assunti sotto falso nome.