aumento chiedere

Avevano osato chiedere un aumento della retribuzione per il loro lavoro, in cambio hanno ricevuto solo violenza fisica e l’obbligo di lasciare l’alloggio: una sorta di “ghetto” realizzato all’interno di un’azienda agricola. È solo una delle angherie subite dai dipendenti di una azienda di Ortofrutta di Zapponeta. Questa, assieme ad un’altra in località tratturo Casgilione – sempre nel foggiano –, è stata oggetto di attività investigativa da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia.

Il Gip, nell’ordinanza di arresto, dell’imprenditore 38enne Libero Perugini, parla di modalità di sfruttamento “inquietanti”. Assieme a lui sono stati arrestati anche i 66enni Giovanni Capocchiano e Natale De Martino. Ed è stato emesso un mandato di arresto internazionale per i collaboratori: tre “caporali” di origine straniera, che individuavano la manodopera da impiegare a basso costo

Nello stesso ambiente di lavoro, a Zapponeta, i militari hanno anche rinvenuto un cartello che minacciava la perdita del titolo abitativo alla permanenza sul territorio nazionale in caso di licenziamento o dimissioni del lavoratore: un vero atto di “terrorismo psicologico”.

Nell’altra azienda foggiana, le cose non andavano meglio: per guadagnare, a discapito della sicurezza e delle norme previste a tutela dei lavoratori, il titolare applicava condizioni economiche svantaggiate rispetto alle dieci ore consecutive di lavoro e qualità del lavoro prestato dai braccianti agricoli, per la maggior parte ingaggiati da un africano – irregolare sul territorio nazionale – che faceva da mediatore con alcuni connazionali residenti a Borgo Mezzanone. Altre persone, invece, venivano fatte restare direttamente in azienda all’interno di alcune roulotte allestite come dormitori e cucina.

Diversi gli accumuli di rifiuti presenti a ridosso di queste piccole ed improvvisate dimore, per le quali veniva persino versata una quota mensile di 15 euro da parte degli occupanti.

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