Del suo “omicidio politico”, l’ex sindaco di Corato Massimo Mazzilli non aveva mai rivelato i nomi di mandante ed esecutori e nemmeno individuato il movente.
A distanza di un mese esatto dalla fine anticipata della sua amministrazione, l’ex primo cittadino ha scelto di parlare in pubblico e di raccontare la sua verità in merito alle cause della rottura con alcuni membri della sua maggioranza, in particolare con i consiglieri di “Noi con l’Italia”.
Una disamina a mente fredda, meditata e ragionata, che lo ha portato ad individuare nel già senatore Gino Perrone la mente della crisi politica che poi ha determinato il commissariamento della città di Corato. Gli esecutori dell’”omicidio politico” sarebbero dunque i consiglieri comunali di quel gruppo che vede proprio nel sen. Perrone il suo punto di riferimento.
Una storia fatta di bracci di ferro, di lacerazioni interne, di richieste non assecondate e presunte pressioni per l’adozione di provvedimenti o cambi in corsa di consiglieri di amministrazione delle aziende comunali che avrebbero portato ad una rottura tra il sindaco Mazzilli ed il suo storico gruppo di riferimento, quello di “Noi con l’Italia”.
Un monologo di oltre un’ora, nel quale Mazzilli ha spiegato le varie crisi politiche che ha dovuto fronteggiare, che hanno determinato ben 3 rimpasti di giunta e lo sfaldamento di quel gruppo che lo aveva portato ad indossare la fascia tricolore nel 2014. Aneddoti farciti di interessanti particolari, senza risparmiare nomi e cognomi di chi, in un modo o nell’altro, ha recitato un ruolo nei concitati quattro anni e mezzo di amministrazione.
Mazzilli in più circostanze ha rivendicato il suo ruolo di grande lavoratore a servizio della città e la sua determinazione a non voler far parte di dinamiche perverse, quelle che ha definito “giochi politici”. Proprio quei giochi dai quali è rimasto soffocato senza riuscire a divincolarsi.
Se mandante ed esecutori sono chiari per Massimo Mazzilli, meno chiaro è il movente: forse il timore di perdere la leadership del centrodestra, forse il voler evitare una naturale ricandidatura a sindaco nelle elezioni del 2019. Perché sia caduta l’amministrazione comunale non è ancora del tutto assodato.