Alla fine l’Asipu si è dovuta scusare. Il gigantesco manifesto pubblicitario che invitava a preferire i beni durevoli per garantire il rispetto dell’ambiente considerando di fatto i libri come spazzatura è stato coperto, con tanto di ammissione di colpa da parte dell’azienda di proprietà del Comune di Corato che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti.
Nella giornata di ieri, la municipalizzata coratina aveva avviato una campagna pubblicitaria per la sensibilizzazione all’utilizzo di beni durevoli, affiancando l’immagine di un libro a quella di un tablet lasciando passare il concetto che è meglio preferire un apparecchio digitale ad un testo su carta stampata.
Un’idea fortemente contestata dai cittadini sui social network che immediatamente si sono attivati con parole di sdegno e di protesta. Una indignazione divenuta virale alla quale si sono associati editori, librai, docenti, artisti ed intellettuali di tutta Italia.
Decine le mail di protesta inviate all’indirizzo istituzionale del Comune di Corato per chiedere di rimuovere quella che è stata definita “pubblicità regresso”. Un forte grido che non poteva rimanere inascoltato, al punto che l’azienda ha deciso di coprire il manifesto pubblicitario e di scusarsi per l’equivoco generato.
Se da un lato il messaggio lanciato dall’azienda appare essere del tutto condivisibile, dall’altro la scelta di considerare i libri come dei rifiuti non poteva essere accolta con favore.
Dall’azienda precisano che il riferimento della campagna pubbicitaria «è al materiale costituente il libro e non agli aspetti culturali per i quali si nutre la massima considerazione».
Ma ammettono anche: «La sovrapposizione tra valore culturale dei libri e finalità della campagna ha ingenerato una percezione negativa per la quale ci scusiamo essendo lungi dalle nostre intenzioni»