Dalla Regione arriva pieno sostegno alle indagini e all’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Bari in merito a quattro persone morte per legionella al Policlinico di Bari dal giugno 2018 ad agosto scorso, per cui sono indagate cinque persone ai vertici dell’azienda consorziale. Ma dall’altro non si nasconde la preoccupazione di poter perdere la disponibilità di risorse fondamentali, in questo momento di emergenza, dei padiglioni Chini e Asclepios – attualmente sotto sequestro con possibilità d’uso – essenziali per la tenuta della rete ospedaliera Covid e non covid.
“La Regione ha interesse all’accertamento della verità dei fatti – ha scritto in una nota l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco –, fermo restando il diritto degli indagati di esercitare la propria difesa e quello della Procura di svolgere il proprio compito di accertamento dei fatti, anche in nome delle persone che hanno perso la vita e dei loro cari”. Gli inquirenti, intanto, hanno chiesto che sia dato un termine tassativo, entro il quale la struttura sanitaria dovrà attuare tutte le procedure per abbassare la carica dei valori di legionella al di sotto della soglia consentita dalla legge. Il gip nel decreto ha scritto che la “direzione sanitaria è rimasta inerte di fronte ad una situazione di evidente gravità e pericolosità per tutti i pazienti, nonostante i formali e incalzanti solleciti ad attivarsi per l’urgente adozione di bonifica e precise indicazioni contenute nelle linee guida del Dipartimento di Prevenzione della Asl”.
Il giudice, inoltre, dovrà anche valutare all’esito degli interrogatori fissati per venerdì 27 novembre la richiesta di interdizione avanzata dalla Procura nei confronti dei cinque vertici della struttura indagati, tra cui il direttore generale Giovanni Migliore. La direzione del Policlinico si è detta “convinta della correttezza del proprio operato” e ha fatto sapere che “confida nel lavoro della magistratura”.