Se non sono bastati cinque anni di legislatura, difficilmente potevano bastare cinque ore (ma anche cinque giorni o cinque settimane) per approvare la legge elettorale che preveda la parità di genere e, di fatto, la doppia preferenza. Interverrà il Governo a sanare questo vulnus (anche se restano i dubbi sulla legittimità dell’intervento governativo in materia di autonomia regionale, soprattutto quando di tratta di legge elettorale) ma la brutta figura quella invece resterà nella storia politica di questi cinque anni di centro sinistra.
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Adesso, come spesso accade quando c’è una sconfitta, è una corsa ad accusare l’altro (è il tipico sport di noi italiani: se vinciamo è merito nostro, se perdiamo è colpa degli altri). Il presidente Michele Emiliano ha detto chiaramente che la colpa è sua: “Mi assumo la responsabilità politica” sono le parole del governatore, affossato più dalla sua maggioranza di centro sinistra (quella che a fatica ha concluso i cinque anni di legislatura) che non dall’ostruzionismo del centro destra. Ma le dichiarazione di alcuni esponenti di maggioranza (che, appunto, accusano le opposizioni di aver fatto ostruzionismo nell’ultima seduta del consiglio regionale) stridono con la realtà di un centro sinistra quanto mai diviso non solo sulla nuova legge elettorale. Cala il sipario sulla legislatura con una macchia indelebile che diventerà ulteriore materia di scontro (più che di confronto) nell’ormai imminente campagna elettorale. Con le forze politiche impegnate ancora a sistemare liste e le relative candidature come neanche accade nel calciomercato calcistico in piena estate. Sommessamente ci permettiamo di invitare tutti i protagonisti della prossima campagna elettorale di risparmiarci i loro sermoni sull’occasione perduta con la mancata approvazione della nuova legge elettorale e la parità di genere. Anzi, facciamo di meglio: senza aspettare l’imposizione del governo, mettano in lista le donne evitando anche quell’odiosa divisione in percentuale. Poi se mai andranno a rappresentare i pugliesi in consiglio regionale, producano leggi piuttosto che annunciare programmi da realizzare nelle ultime cinque ore di legislatura.