E’ definito il primo rito della Quaresima che si compie a cavallo tra il martedì grasso e il mercoledì delle ceneri: stiamo parlando della processione della Croce, a Molfetta, momento atteso in religioso silenzio da migliaia di fedeli che affollano il piazzale antistante la Chiesa del Purgatorio. Rito che comincia poco prima della mezzanotte, quando viene aperto parzialmente il portone della chiesa.
Un tempio immerso nell’oscurità, illuminato solo dai lumini che concentrano un raggio di luce sul volto di Gesù Cristo posto all’incrocio dei bracci di una grande croce nera. La processione della Croce, la stessa che aprirà i cortei processionali dell’Addolorata e della Pietà, comincia a mezzanotte, con la campana che diffonde 33 mesti rintocchi, seguiti da quelli della campana della Cattedrale e della altre chiese della città. L’ultimo dei trentatre rintocchi è immediatamente seguito dal rullo di un tamburo che fa da sottofondo al lamentevole motivo orientaleggiante di un flauto ed è ritmicamente intervallato da colpi di grancassa; quando il flauto giunge alla fine della sua melodia subentrano alcuni squilli di tromba, che costituiscono quello che popolarmente viene chiamato il “ti-tè”. Dopo il primo “ti-tè” la Croce viene issata ed inizia così la processione. Dietro la croce si dispongono il padre spirituale dell’arciconfraternita della Morte del sacco nero, i componenti dell’amministrazione pro tempore (e tra questi il priore Onofrio Sgherza) e i tanti fedeli che recitano le preghiere devozionali. Questa processione, raccontano gli storici, ebbe origine intorno al 1885 e venne ideata dl molfettese Mauro Picca, gentiluomo religioso, devoto confratello dell’arciconfraternita di Santo Stefano del Sacco Rosso.