Serie B a 40 squadre suddivise in due gironi, Serie C a 60 squadre ma non più categoria professionistica.
Si articola in questo modo l’idea di una riforma del calcio italiano. L’obiettivo è quello di ridare slancio a federazioni, categorie e società dopo il duro colpo dell’emergenza Coronavirus, stravolgendo un sistema più o meno intatto da diversi anni.
Si tratta ancora di un progetto embrionale, ma non è da escluderne una realizzazione a breve termine. La Serie A resterebbe a 20 squadre e quindi immutata, mentre la Serie B vedrebbe la nascita di un nuovo format: due gironi da 20 squadre, in cui inserire le attuali 20 società di Serie B più le tre prime della Serie C e altri club di terza serie, anche se il criterio di ammissione in cadetteria non è stato ancora chiarito. Il vantaggio sarebbe quello di percepire la mutualità sia della Serie B sia della Serie C.
Serie C che, invece, ne uscirebbe ridimensionata con l’abbandono del professionismo. L’attuale Lega Pro diventerebbe dunque una lega dilettantistica con 60 squadre suddivise in 3 gironi: 40 sarebbero quelle già presenti in categoria e non ripescate nel nuovo format della Serie B, le altre 20 arriverebbero dalla Serie D tra vincitrici dei 9 gironi e altre 11 in attesa di un criterio di selezione adeguato.
Le squadre professionistiche scenderebbero così dalle attuali 100 alle future 60. Un’ipotesi attualmente al vaglio degli organi competenti, anche nell’ottica delle ultime polemiche sul mondo dei dilettanti. Da una parte si chiede la tutela dei calciatori non professionisti, dall’altra si fa appello alla definizione stessa di dilettanti, non inquadrati come lavoratori e dunque non equiparabili ai colleghi delle serie superiori. Il braccio di ferro può spostarsi sulla riforma dei campionati.