Ancora sei mesi per accertare se per ottenere un finanziamento alla campagna elettorale per le primarie del Pd del 2017, Michele Emiliano abbia commesso un reato. E per accertare se i rapporti con le aziende che pagarono le fatture sospette nascondano “finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto” collegati come in uno scambio di utilità.

È su questo che sta lavorando la Procura di Bari nell’inchiesta a carico del governatore pugliese, del suo capo di gabinetto Claudio Stefanazzi e dei tre imprenditori Vito Ladisa, Giacomo Pietro Paolo Mescia e Pietro Dotti. La proroga delle indagini è stata notificata dalla Guardia di Finanza ai cinque indagati ai quali il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e la pm Savina Toscani contestano, a vario titolo, i reato di abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e false fatture. I sospetti potrebbero trovare risposte nelle agende, negli appunti, nei pc e nei telefoni che in questi mesi hanno custodito i contatti tra gli imprenditori e il presidente della Regione, anche tramite i suoi più stretti collaboratori. Contatti che mercoledì sono stati oggetto di acquisizione (nella sede della Presidenza della Regione) e perquisizioni negli uffici delle società coinvolte. A questa vicenda si intreccia poi l’indagine per fuga di notizie, nata da una denuncia dello stesso Emiliano, che, secondo indiscrezioni, potrebbe coinvolgere un giornalista. È il motivo per il quale l’Ordine dei giornalisti della Puglia ha inoltrato una specifica richiesta alla Procura, finalizzata ad avviare un eventuale procedimento disciplinare a carico del cronista che avrebbe rivelato al governatore dettagli sull’indagine in corso prima ancora che la Finanza bussasse alla porta della Regione.

La notizia dell’inchiesta che coinvolge il governatore, non ha comunque, almeno fino ad oggi, creato una bufera politica nemmeno da parte dell’opposizione. Ad Emiliano sono arrivate attestazioni di stima e di “solidarietà e vicinanza” da molti esponenti del centrosinistra pugliese; l’augurio “che tutti i soggetti coinvolti riescano a dimostrare la propria estraneità ai fatti oggetto dell’indagine” da Fratelli d’Italia. Una richiesta di “chiarimenti dinanzi al Consiglio” e di dimissioni, ma più che altro per “la disperazione in cui ha fatto precipitare la Puglia”, arriva dal Movimento 5 stelle che ricorda al governatore, “i suoi assessori si sono dimessi per molto meno”.