Ulisse con una barchetta ha raggiunto la spiaggia della cittadina pugliese. Ha fame, vuole la pizza e Pinocchio l’accontenta. Ulisse e Pinocchio stabiliscono un dialogo ed anche se i due eroi hanno una visione del mondo un po’ diversa, alla fine imparano a conoscersi meglio.
Ulisse, dopo un lungo sonno, si ritrovò in una piazza. Sentiva ancora tanta stanchezza sulle spalle. Accusava vertigini. La piazza era affollata e il cielo era pieno di oggetti volanti. Chiese ad un bambino cosa fossero. E il bambino rispose: “Sono droni”. E Ulisse affermò, convinto: “Ma no!! Sono giocattoli!” “Forse saranno giocattoli per i grandi” – replicò, il burattino.
“Come ti chiami?” – chiese Ulisse.
“Pinocchio sono. Non mi riconosci?” – aggiunse il bambino.
“Vagamente ho sentito parlare di te” – chiosò Ulisse.
“E tu chi sei?” – si informò Pinocchio.
“Sono Ulisse. Sono un grande eroe e un mito per tutti. Ho inventato l’inganno del Cavallo di Troia per assediare e sconfiggere i nemici. Sono appena sfuggito alle magie della bellissima Dea Calipso e voglio tornare a Itaca”.
“Ah! Sei tu Ulisse, l’eroe furbo e narcisista?” – provocò Pinocchio.
“Pinocchio, calma, calma, sono pur sempre un tuo antenato ed esigo rispetto. Ma senti chi parla di narcisismo!! Comunque, vorrei tornare a casa da mia moglie Penelope, da mio figlio Telemaco e da mio padre Laerte”.
“Ulisse, da quale tempo e quale spazio vieni?” – domandò Pinocchio.
“Torno per rivivere esperienze contemporanee. L’Ago Magico dell’Orologio Fantastico del mio bisnonno Hermes ha fatto la magia con la sua trottola parlante ed eccomi qua. Credimi, non sono come te che racconta bugie mentre ti si allunga il naso. Tu somigli proprio a Hermes, furbo e bugiardo!”
“Ma no, no, io sono sincero. Dico quello che penso! Vedi, questa è una città con automobili, grandi palazzi, scuole, supermercati, teatri. Possiamo andare al mare”.
“No, no, Pinocchio. Pinocchio, portami in una pizzeria. Voglio una pizza”.
“E poi cos’altro?” – chiese il burattino.
“Voglio comprare dei giocattoli a Telemaco e poi una tela per Penelope”.
Mangiarono la pizza, fecero delle compere. Poi si avviarono verso un teatro.
“Ma Pin, dove ci troviamo?” – chiese l’eroe, stanco.
“Siamo al teatro dei burattini, i miei più cari amici” – rispose Pin.
Guardarono lo spettacolo. Ulisse commosso cominciò a piangere. E Pinocchio chiese: “Perché piangi?”
“Gli attori raccontano la mia storia e io soffro” – rispose Ulisse.
“Ma è la storia di tutti – aggiunse Pin -. Ognuno di noi ha dentro di sé un po’ di Ulisse che lo accompagna per tutta la vita”.
Si recarono al Luna Park, dove girarono sulla ruota del mondo, poi viaggiarono sulle montagne russe.
Il mitico guerriero espresse il desiderio di andare al circo. E fu accontentato.
Il domatore, incontrando il grande eroe e conoscendo la sua furbizia, lo invitò ad entrare nella gabbia dei leoni. L’eroe, molto esperto nel superare condizioni difficili, ottenne un grande successo di pubblico, dominando tigri e leonesse e facendo ballare gli elefanti di Pirro.
Ulisse, chiacchierando con Pinocchio, entrò in un supermercato e acquistò del vino e dei formaggi.
“Ho visto che per le campagne c’è gente che zappa la terra – aggiunse il divino -. E l’uva e il vino saranno proprio buoni”.
“Sì, sì” – disse Pin -. Caro condottiero, questa è una città operosa, occorre visitarla con calma: suggerisco di visitare il Castello di Federico II oppure andare verso Canne della Battaglia. Ti aspettiamo per una prossima visita. Ora torna a casa. Il cane Argo ti aspetta”.
E cosi, prima di prendere il mare l’eroe acheo, mentre saliva sulla sua barchetta alla Robinson Crusoe, chiese a Pinocchio a cosa servissero quelle palafitte.
“Sono ristoranti sul mare. Qui a Levante il mare ha invaso la costa a causa dello scioglimento dei ghiacciai e tutto quello che c’era prima è stato inghiottito dal mare e dalle sabbie”.
E allora Ulisse disse: “Andiamo sul ristorante a palafitta per cena”. E l’eroe fu accontentato. Mentre cenavano, l’eroe accennò delle sue peripezie e disavventure, immaginando di tornare da Penelope, nella sua Itaca. Non pensava minimamente che ci fossero i Proci ad aspettarlo!!!
Giuseppe Lagrasta
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Giuseppe Lagrasta è uno studioso di management scolastico e di innovazioni didattiche. Si è occupato di Letteratura del Novecento pubblicando articoli e saggi su: Italo Calvino, Elio Vittorini, Tommaso Landolfi, Dino Buzzati, Gianni Rodari. Pubblica poesie, favole e filastrocche. Dirige dal 2009 la rivista di poesia e critica letteraria “La scrittura meridiana”. Ha svolto il ruolo di Dirigente Scolastico presso il Liceo Classico, Liceo Musicale, Liceo delle Scienze Umane, “Alfredo Casardi” di Barletta (BT).