È il giorno della pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale, del decreto “Salva Imprese”, ribattezzato come “Salva Ilva”, in quanto contiene le tanto attese tutele legali pretese da ArcelorMittal, in mancanza delle quali il colosso industriale dell’acciaio si era detto pronto ad abbandonare il polo siderurgico tarantino.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha così emanato il provvedimento relativo alle “Misure urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali”, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 6 agosto. Per un decreto, composto da 16 articoli, che reintroduce le tutele legali per il siderurgico tarantino ex Ilva, che erano state eliminate del tutto nel decreto Crescita. Nello specifico, la norma, prevede una sorta di scudo legato all’attuazione del piano ambientale: ossia tutti gli atti compiuti da Arcelor Mittal in “osservanza delle diposizioni contenute nel Piano Ambientale” non possono dar luogo a responsabilità penale. Nel decreto “Salva Imprese” però allo stesso tempo è specificato come “resta ferma, per l’azienda, la responsabilità penale, civile e amministrativa per la violazione di norme a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori”.
Ma se da una parte i vertici del colosso industriale, che avevano minacciato l’uscita di scena in mancanza dell’immunità, possono tirare ora un sospiro di sollievo, restano allo stesso tempo le problematiche legate alla vicenda occupazionale.
A scendere in campo, nelle ultime ore, sono stati gli oltre 2500 lavoratori spediti a casa dall’azienda in cassa integrazione straordinaria a zero ore. Alcuni di loro, operai dichiarati temporaneamente in esubero da ArcelorMittal (rimasti in capo all’Ilva in amministrazione straordinaria) si sono detti “vittime sacrificali di un accordo calato dall’alto e mai discusso con i lavoratori in fabbrica. Accordo maledetto – hanno proseguito – intavolato per la cessione di Ilva alla multinazionale ArcelorMittal e sottoscritto al Mise il 6 settembre 2018 tra sindacati, Am, Governo e commissari straordinari”.
Ma poi c’è anche la questione dell’indotto a tener banco. Dal consiglio regionale della Puglia, Gianni Liviano ha richiesto un’audizione al presidente della IV commissione consiliare, Donato Pentassuglia, con la convocazione, invocata, tra gli altri, anche del direttore acquisti di ArcelorMittal Italia. La motivazione alla base dell’incontro “il fatto che il prossimo 30 settembre ci saranno contratti in scadenza delle imprese locali che potrebbero non essere rinnovati, con il conseguente impatto negativo
sull’indotto locale”.