E’ una crisi che ancora morde il nostro territorio, che ancora è pagata dai lavoratori soprattutto dei settori più deboli. Fotografia amara, ma quanto mai realistica, quella traccia dalla Cgil Puglia nella conferenza stampa di fine anno.
Tempo di bilanci, visti dal punto di osservazione del sindacato, con la lancetta che volge verso il segno negativo. Ci sono piccoli e grandi vertenza che hanno impegnato il sindacato e obbligheranno a tenere la guardia alta anche nei prossimi mesi. Ci sono le questioni legate all’Ilva di Taranto, alla Bosch e alla Banca Popolare di Bario, per citare le tre questioni più scottanti, ma ci sono anche altre vicende, ha ricordato il segretario generale della Cgil Puglia, Giovanni Gesmundo, che obbligano ad intervenire su tutti i territorio pugliesi.
E’ un bilancio che non soddisfa quello del 2019 ormai verso la conclusione: è un bilancio che parla ancora di troppo lavoro nero, sottolinea Gesmundo. I dati dell’Inps sono emblematici su quello che avviene nel tessuto produttivo pugliese: il caporalato non è, un fenomeno circoscritto all’agricoltura, ma è certificato anche in edilizia e nel turismo. Dati che non dovrebbero allarmare solo il sindacato ma anche le istituzioni, sottolinea Gesmundo.
Allarme rilanciato anche dal segretario generale della Cgil di Bari, Gigia Bucci: il 2019, spiega, è stato l’anno delle tante vertenze di lavoro ma anche di risultati portati a casa dal sindacato, per evitare che le imprese lasciassero questo territorio