Università, lavoro e ricerca: è questa la triangolazione sulla quale la professione infermieristica chiede di poter conquistare maggiore dignità e valore nel mondo della sanità italiana. Tre punti fondanti per il presente e il futuro degli infermieri italiani, molti dei quali si sono dati convegno a Pugnochiuso, sul Gargano, per il tradizionale appuntamento con gli stati generali della professione infermieristica. Tre giorni di incontri e approfondimenti voluti dall’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Bari e dal suo presidente Saverio Andreula. Tre giornate, cominciate nella domenica della Festa della Repubblica, ognuna con una tematica specifica da analizzare. Quella relativa al rapporto tra mondo infermieristico e il proprio percorso di laurea con l’università ha aperto la tre giorni sul Gargano. Dal palco del centro congressi di Pugnochiuso, il messaggio rilanciato dai principali esponenti del mondo infermieristico (dalla vice presidente della Federazione nazionale, Lia Pulimeno e dai tanti presidenti di Ordini professioni convenuti in Puglia) è univoco: gli infermieri chiedono di svestire i panni di ospiti nelle sedi universitarie. Più che una sensazione di subalternità, quella degli studenti della laurea in infermieristica, è un dato di fatto: a fronte dell’elevato numero di iscritti nelle scuole di medicina, sono ancora pochi i docenti infermieri. Ed è questo uno dei passaggi sui quali da tempo si sta lavorando, anche nella scuola di medicina del Policlinico di Bari, in stretta collaborazione con l’Ordine delle professioni infermieristiche. Se questo è il presente, ancora irto di ostacolo, c’è chi sta disegnando l’infermiere del futuro: un professionista con maggiore autonomia che lavori anche in quella medicina territoriale (infermiere di famiglia o di comunità) troppe volte enunciata ma lontana dall’essere realizzata.