Lo scenario che ci aspettavamo era quello di duemila contagiati da Covid 19 prima del rientro dal Nord delle 20mila persone che si sono autodenunciate e di altre diecimila, probabilmente, ancora non lo hanno fatto.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, illustra il piano ospedaliero per fronteggiare l’emergenza coronavirus (nel corso di una video conferenza stampa), ribandendo quali sia stato il criterio di operatività che prende le mosse proprio da quella previsione: in Puglia porrebbero esserci duemila contagiati e di quelli mille avrebbero bisogno dell’ospedalizzazione. Se così fosse la sanità pugliese non dovrebbe andare sotto stress, come accaduto a quella della Lombardia, ma i dati sono in costante aggiornamento, senza dimenticare la variabile di chi è rientrato dal Nord.
Al momento, spiega Emiliano, la situazione è ancora sotto controllo: gli ospedali non sono saturi e si è deciso di tenere a casa tutto il personale sanitario (quello medico soprattutto) che non deve rischiare il contagio in corsia. Così come, ha ricordato il presidente della Regione, in ospedale per un ricovero si entra solo con il 118 e che prima bisogna comunque consultare il medico di medici generale e il pediatra di libera scelta (sempre telefonicamente).
Per fronteggiare l’emergenza da coronavirus, in attesa del picco di contagi, il sistema ospedaliero pugliese ha annunciato Emiliano è stato incrementato di altri mille posti letto, 202 sono stati aggiunti per la terapia intensiva, mentre vengono riconverti ospedali destinati alla post acuzie, come quelli di Canosa, Terlizzi, Triggiano, Grottaglie solo per citarne alcuni.
E proprio sull’ospedale Sarcone di Terlizzi, Emiliano spende parole di elogio (sta assumendo un ruolo fondamentale per la lotta al Covid 19) provando a spegnere le polemiche politiche. Per fronteggiare questa emergenza, però, servono anche 280 ventilatori (da destinare alle terapie intensive che saranno divise fisicamente dagli altri reparti ospedalieri) e 150mila mascherine al mese. Sono stati sospesi gli interventi non urgenti e questo allungherà le liste d’attesa. Ma il problema andrà affrontato dopo questa emergenza.