Assolti per non aver commesso il fatto: la sentenza della Corte d’Appello di Bari ribalta completamente quella di primo grado del 26 luglio del 2016 del Tribunale di Trani, che aveva condannato all’ergastolo Grazia Fiore e suo figlio Damiano Diviccaro. Non sono stati loro ad uccidere, il 15 marzo del 2012 a Barletta, Maria Diviccaro, 62 anni (zia di Damiano e cognata di Grazia Fiore) e la badante 65enne Maria Strafile.
Le due donne furono trovate morte, il 15 marzo del 2012, nell’appartamento di via Brescia: erano state picchiate e soffocata con un cuscino la Diviccaro, strangolata la Strafile. Ad essere accusati di quel duplice omicidio erano stati Damiano Diviccaro di 22 anni e sua madre Grazia Fiore di 53: ma i due impuntati, mai arrestati, hanno sempre respinto le accuse ipotizzando piste alternative al movente familiare-patrimoniale prospettato dalla Procura di Trani.
Secondo l’accusa, nel processo di primo grado, il movente del delitto andava cercato in una mancata eredità e al termine del dibattimento con rito abbreviato, i due imputati erano stati condannati all’ergastolo. La Corte d’Appello di Bari, dove è stato celebrato il processo di secondo grado, ha completamente ribaltato quella sentenza, assolvendo con formula piena madre e figlio, difesi dagli avvocati Tullio Bertolino, Giangregorio De Pascalis e Giancarlo Chiarello. Revocati anche i risarcimenti danni alle costituite parti civili, i familiari di Maria Strafile. Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro novanta giorni.