Botta e risposta al veleno tra i due club: quello molfettese denuncia intimidazioni, quello l’andriese rigetta tutte le accuse. La finale si giocherà?

È bufera nel calcio di Terza Categoria pugliese dopo la clamorosa decisione della Virtus Molfetta di non presentarsi alla semifinale di ritorno di Coppa Puglia contro la Virtus Andria, prevista sabato 12 aprile. Il motivo? Un presunto messaggio intimidatorio, ricevuto via WhatsApp dal presidente molfettese Nicola Spadavecchia e attribuito a un dirigente andriese, con l’invito a “ritirare” la squadra.

«Non è una scelta dettata dalla paura – scrive Spadavecchia nel comunicato ufficiale – ma dal coraggio di denunciare quanto accaduto. Anche se si tratta di Terza Categoria, la dignità umana deve contare più di tutto». Nella nota viene descritto anche il clima teso della gara d’andata, finita 3-3 lo scorso 6 aprile, quando un sostenitore molfettese – poi risultato essere un tesserato – ha lanciato una bottiglietta in campo, colpendo un dirigente avversario.

La replica della Polisportiva Virtus Andria non si è fatta attendere. Il club, guidato da Marian Gecaleanu, smentisce categoricamente ogni accusa, parlando di “affermazioni infondate” e rigettando qualsiasi coinvolgimento in intimidazioni o atteggiamenti violenti. «Da 15 anni promuoviamo rispetto e inclusione. Il nostro operato parla per noi», sottolinea la nota.

La società andriese, oltre a difendere il proprio operato, ha definito il gesto del tesserato molfettese come il vero episodio grave del match di andata, respingendo l’idea che il forfait di sabato sia legato a motivi di sicurezza. «Accuse gravi e senza prove, useremo le sedi federali per chiarire tutto», conclude il comunicato.

Nel frattempo, la rinuncia della Virtus Molfetta è già stata notificata alla Lega Nazionale Dilettanti. La semifinale di ritorno, quindi, non si giocherà, e la vicenda rischia ora di aprire un caso disciplinare destinato a far discutere.