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Quindici milioni di euro sono tornati nelle casse dello Stato perché sequestrati al pluripregiudicato 39enne Marco Pesce di Putignano.

La Guardia di Finanza del Nucleo di Bari ha ritenuto che l’uomo, noto narcotrafficante della zona e già imprenditore nel settore del commercio di articoli in ferro, si era appropriato di beni mobili e immobili in maniera ingiustificata rispetto ai redditi dichiarati. Si ipotizza, dunque, che le disponibilità siano state accumulate grazie ai proventi delle attività illecite commesse nel tempo come la produzione, il traffico e la detenzione di stupefacenti, furti e ricettazione. Infatti, come confermato dalla Suprema Corte di Cassazione – si legge nella nota delle Fiamme Gialle – con sentenza del 27 maggio scorso, Pesce è da ritenersi soggetto connotato da pericolosità sociale dal 2001, fino al 2011, in quanto oltre ad essere stato dichiarato colpevole di numerosi e gravi delitti in materia di narcotraffico, era stato già condannato per reati contro il patrimonio e, di recente, era stato rinviato a giudizio per ulteriore reato in materia di stupefacenti”.

Pertanto, la suprema Corte ha riconosciuto “una stretta correlazione temporale tra i momenti dell’acquisto dei beni e il periodo di manifestazione della pericolosità”. Una volta ricostruito lo scenario, gli investigatori del Gico di Bari – guidati dal Colonnello Luca Cioffi – hanno verificato e approfondito le movimentazioni finanziarie di Pesce, al fine di confiscare definitivamente 12 fabbricati, cinque terreni, un compendio aziendale, due quote societarie di una Srl e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, per un valore di 15 milioni di euro.