Lo spettro di un ulteriore aumento della Tari il prossimo anno si aggira nei comuni di Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia e Margherita di Savoia. Un pericolo concreto che i tre sindaci di quelle comunità stanno cercando di allontanare chiedendo l’accesso al fondo di solidarietà (circa quattro milioni di euro per i 258 comuni pugliesi) che entro il 31 luglio potrebbe essere destinato alla copertura del surplus di spese del 2018 per il trasporto dei rifiuti ai siti di trasferenza. Costi che i tre comuni, da alcuni mesi costituiti nell’Aro Bt 3 dopo aver salutato il Consorzio Foggia/4 e la gestione della raccolta rifiuti di Sia, rischiano di dover mettere in bolletta il prossimo anno, facendo schizzare ancor di più verso l’alto la tassa rifiuti già esosa per i cittadini di questo territorio. I tre sindaci, Francesco di Feo di Trinitapoli, Salvatore Puttili di San Ferdinando di Puglia e Bernardo Losispoto di Margherita di Savoia, all’unisono chiedono alla Regione Puglia di ristorare i comuni che hanno sopportato maggiori costi per trasferire i rifiuti in discariche situate in altre province. In caso di mancata erogazione del fondo, i Pef comunali potrebbero subire pesanti ripercussioni, denunciano i tre sindaci: «L’indisponibilità delle discariche pubbliche comunque insufficienti – spiegano – gli elevati flussi di rifiuti anche verso siti privati, in attesa di essere stoccati in discarica, sono elementi che hanno portato ad un aumento dei costi che finirebbe per gravare sui cittadini».
Se il costo dell’umido, ad esempio, è passato da 80 euro a tonnellata (2016) a 200 euro odierni, ogni giorno che la Regione fa passare senza adottare un serio piano dei rifiuti minaccia servizi, salute e tasche dei cittadini
Oggi, rilanciano Di Feo, Puttilli e Lodispoto, chiediamo di accedere a quel fondo, di non dover aumentare la Tari e di poter conferire l’umido al prezzo libero e più conveniente presso gli impianti più vantaggiosi. A tal scopo auspichiamo una repentina accelerata nell’attivazione degli impianti di Forcone Cafiero in mano ad Aseco, che ci consentirebbero di biostabilizzare e ridurre i costosi flussi ai siti di trasferenza.