Il gruppo Conad ha aperto le procedure di licenziamento collettivo finalizzate alla richiesta di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione (e di mobilità) fino al 31 dicembre prossimo.
È la doccia fredda avuta dai sindacati che si stanno prendendo cura dei dipendenti dell’ex Auchan. La prima firma avverrà per i punti vendita di Mesagne e Modugno per un totale di 307 dipendenti. Tra le motivazioni della procedura di integrazione salariale il “calo perdurante del fatturato nell’ultimo biennio”.
Proprio nel caso di Modugno, inoltre, si sta lavorando in vista di una cessione ad altro operatore perché non è ritenuta una sede strategica, dunque tutti i 141 dipendenti sarebbero in esubero. Altro tavolo, invece, riguarderà i licenziamenti collettivi finanziati alla messa in mobilità e cassa integrazione straordinaria del personale di Casamassima, dove gli esuberi dichiarati sono 130 su 270 dipendenti. L’ipermercato è stato riaperto due giorni fa dopo una ristrutturazione che ha portato alla riduzione di oltre 5 mila metri quadrati. La procedura di licenziamento collettivo e mobilità – con relativi ammortizzatori sociali – è stata avviata, invece, per i 189 dipendenti e i 95 esuberi di Taranto.
“Il quadro si sta ancora delineando e la richiesta di cassa integrazione è per dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno”, fa sapere Margherita distribuzione a proposito della comunicazione che il gruppo ha inviato a sindacati e ministero. “Avvertire di questa possibilità, che riguarderà i lavoratori in tempi e per durate differenti, è un obbligo di legge”, concludono.
Sulla vicenda insiste anche il deputato barese Ubaldo Pagano: “I ministri dello Sviluppo economico Patuanelli e del Lavoro Catalfo rispondano all’appello dei sindacati e convochino al più presto un tavolo con Conad-Auchan e con i lavoratori, per chiarire le prospettive della fusione e le garanzie per il lavoro, alla luce dell’annuncio fatto”.
E sferza: “Conad si sta muovendo da settimane in maniera reticente, lasciando nell’incertezza i lavoratori, senza chiarire le prospettive occupazionali, il nuovo piano industriale e la sostenibilità sociale dell’operazione. È inaccettabile – conclude il deputato -. Ci sono migliaia di famiglie che temono per il proprio futuro: il Governo intervenga prima che sia troppo tardi”.