L’inchiesta sulle toghe che ha scosso il Consiglio Superiore della Magistratura e investito la Procura di Roma nella corsa alla direzione dell’ufficio, potrebbe avere un’appendice pugliese.
L’imprenditore di Corato Flavio d’Introno, che ha portato alla scoperta del “sistema Trani”, avrebbe rivelato al procuratore di Lecce, Leone De Castris, di alcune cene tra l’ex sottosegretario Luca Lotti, l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, e gli ex magistrati di Trani Antonio Savasta e Michele Nardi, arrestati a gennaio con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso.
Le cene di cui parla d’Introno si sarebbero svolte per salvare i due magistrati tranesi: la Procura leccese, al momento, precisa che non ci sono dati emersi dall’indagine che possano far ricondurre le cene a possibili aggiustamenti dei guai giudiziari di Nardi e Savasta. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Lotti smentisce e annuncia querele: “Non ho mai conosciuto e incontrato l’imprenditore Flavio D’Introno, scrivere di un nostro incontro romano è una bugia colossale”. Notizia smentita da D’Introno che ai Pm avrebbe fornito particolari e riscontri, nomi di locali, ristoratori, illustrando una serie di circostanze e aggiungendo ai commensali anche Cosimo Ferri, magistrato, oggi deputato Pd e leader di Magistratura Indipendente, nonché uno dei personaggi finiti recentemente nel mirino insieme agli stessi Lotti e Palamara per le cene romane con cinque consiglieri del Csm in cui – secondo l’accusa – si è cercato di pilotare le nomine dei procuratori capo della Capitale e di altre città.
Anche Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, interviene sulla vicenda: “Solo il 35 per cento dei cittadini si fida della magistratura e lo scandalo che ha investito il Csm ha peggiorato la situazione. Adesso è il momento di ripartire senza incertezze, consapevoli di recuperare credibilità e autorevolezza nella giustizia”.