Per gli inquirenti non è solo un elemento di spicco dell’organizzazione criminale De Rosa-Miccoli-Buonarota, ma anche il killer che ha ucciso Cosimo Damiano Carbone, capoclan dell’altro gruppo criminale di Trinitapoli, ucciso il 14 aprile dello scorso anno, la domenica delle Palme.
Alberto Campanella, 32enne di Trinitapoli, arrestato dai carabinieri di Foggia sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è anche accusato del tentativo di omicidio, aggravato dal metodo mafioso, di Michele Vitobello, che era insieme a Carbone e fu ferito nell’agguato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco e ricettazione aggravata. Carbone e Vitobello erano insieme in auto nelle vicinanze dell’abitazione di Carbone quando furono raggiunte dai sicari che spararono con un fucile calibro 12 ed una pistola.
Tra i punti chiave dell’inchiesta investigativo-giudiziaria, ci sono le risultanze provenienti dalla prova dello stub effettuato sui vestiti e sul corpo dell’indagato ed analizzato dalla Sezione Balistica del RIS di Roma, a cui sono stati inviati i reperti raccolti dai militari del Nucleo Investigativo CC di Foggia, sin da subito orientatisi su alcuni possibili sospettati. Cosimo Damiano Carbone era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Savino Saracino avvenuto il 30 settembre 2004, ma aveva ottenuto gli arresti domiciliari per problemi di salute. Secondo gli investigatori, l’agguato fu una vendetta per la morte di Pietro De Rosa, storico antagonista del clan Carbone-Gallone, ucciso a Trinitapoli il 20 gennaio del 2019, e un atto dimostrativo per riaffermare il potere del gruppo “De Rosa-Buonarota” nel nord barese, soprattutto per il controllo dei traffici di sostanze stupefacenti.
Nel corso della notte i carabinieri hanno eseguito numerose perquisizioni nei confronti di altri affiliati ai clan mafiosi attivi sempre nel territorio di Trinitapoli. Già la precedente operazione antimafia “Nemesi” dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia, diretta e coordinata sempre dalla DDA di Bari, aveva delineato perfettamente il contesto ambientale di autentica guerra di mafia tra il gruppo “Carbone-Gallone” rispetto alle consorterie “Miccoli-De Rosa-Buonarota” e “Valerio-Visaggio”, con l’emissione di diverse ordinanze cautelari a carico di Gallone Giuseppe e dei suoi adepti.