In gruppo sono saliti sui tetti del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari e hanno creato disordini, appiccato incendi e messo in pericolo l’incolumità delle altre persone presenti nel centro.
Per questo la Polizia di Stato ha arrestato parte dei responsabili della devastazione: tre cittadini marocchini, due tunisini, un egiziano e un pakistano – il più piccolo di soli 20 anni -.
La sera del 27 aprile scorso e nella successiva nottata ci fu una vera e propria rivolta: una ventina di ospiti hanno in un primo momento incendiato alcuni materassi e della plastica posizionata a ridosso delle porte d’ingresso interne alle sale benessere. In seguito hanno dato fuoco anche a dell’altro materiale che era accatastato nel corridoio centrale. Due moduli sono stati danneggiati – il 6 e il 7 – mentre il 3 è stato devastato totalmente rendendolo inutilizzabile. Questo ha provocato non solo gravi rischi per l’incolumità degli altri extracomunitari presenti nella struttura, ma anche per le forze dell’ordine deputate alla vigilanza.
Le indagini della Squadra Mobile di Bari – della sezione criminalità extracomunitaria – sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, hanno portato gli investigatori – mediante un attento esame delle video riprese del sistema di video sorveglianza interno al Centro – a rintracciare i responsabili.
L’opera di identificazione dei responsabili ha consentito, anche attraverso le importanti testimonianze di personale della cooperativa addetta ai servizi ed all’assistenza del Centro, di attribuire con certezza ad 11 extracomunitari di varie etnie, prevalentemente nord africane, la responsabilità penale per gli atti di devastazione, ed ha così permesso al pubblico ministero di chiedere ed ottenere dal Gip la misura cautelare in carcere per tutti gli indagati.
Dei sette cittadini stranieri ad oggi fermati per l’esecuzione del provvedimento, tre sono stati rintracciati presso il CPR di Bari, ancora in stato di trattenimento, e quattro catturati nelle città di Milano, Udine, la Spezia e Taranto in collaborazione con le Squadre Mobili del luogo.
Si cercano ancora, su tutto il territorio nazionale, altri quattro responsabili.