Sono stati identificati il mandante ed uno degli esecutori dell’omicidio di mafia di Vito Romito, avvenuto il 30 novembre 2004: si tratta del 49enne Giorgio Martiradonna e del 34enne Roberto Boccasile.
Vito Romito, all’epoca 18enne, fu ucciso in via Taranto nel quartiere San Paolo di Bari. Il giovane, colpito da proiettili di una pistola calibro 7,65 alcuni dei quali lo raggiunsero alla gola, fu soccorso ma morì poco dopo in ospedale. Secondo gli investigatori che all’epoca indagarono sull’omicidio, il ragazzo fu ucciso nell’ambito della lotta per la supremazia nella gestione delle attività illecite tra i clan baresi Strisciuglio – di cui faceva parte Romito – e Capriati – di cui Martiradonna e Boccasile erano sodali.
Le indagini hanno fatto emergere come l’agguato ai danni di Romito fosse stato deciso da Martiradonna, elemento apicale dei Capriati nella città vecchia di Bari, come risposta all’omicidio avvenuto tre giorni prima (il 27 novembre 2004) del 34enne Antonio Fanelli, freddato dagli Strisciuglio mentre si trovava nel borgo antico.
Nel corso della sparatoria rimasero colpiti anche Luigi Martiradonna (fratello di Giorgio) e Davide Monti. I killer di Vito – la mattina del 30 novembre 2004 – avevano raggiunto un bar nel quartiere San Paolo a bordo di almeno due scooter e dopo aver visto alcuni sodali del clan Strisciuglio, si avvicinarono e spararono ripetutamente: Romito morì per le gravi ferite al petto e al collo.
Il mandante e uno degli esecutori, sono già in carcere per altra causa, e sono stati arrestati – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – anche grazie all’ausilio di alcuni collaboratori di giustizia. Proprio grazie ad alcune dichiarazioni è stata riaperta l’indagine nel giugno 2017 ed è poi stata conclusa nel settembre 2019 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che hanno aggiunto all’attività anche attività tecniche e dinamiche. Il GIP del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.