La norma sullo scudo penale, messa sul tavolo di confronto a Palazzo Chigi, non è bastata a far tornare sui propri passi ArcelorMittal. Dal colosso dell’acciaio, di contro, è arrivata secca la richiesta di 5mila esuberi. Una strada, quest’ultima, definita “inaccettabile” dal Premier Giuseppe Conte, al termine della giornata frenetica e del vertice di tre ore e mezzo svoltosi tra i rappresentanti del Governo e il patron Mittal.
Una prima fumata nera in attesa di un nuovo confronto. La trattativa per far ripensare la multinazionale indiana che ha già avviato le procedure per abbandonare il siderurgico tarantino e l’Italia, non sembra essere infatti definitivamente chiusa. “Al momento la via concreta è il richiamo alla loro responsabilità”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio dei Ministri che ha chiesto, nel corso del vertice, al patron Mittal di aggiornarsi massimo entro le successive 48 ore per una nuova proposta volta ad assicurare continuità dei livelli occupazionali, produttivi e ambientali.
Intanto nell’esecutivo è emersa anche la possibilità di un piano “B” con una ipotesi nuova cordata.
Tutto però resta ancora da definire. Di certo c’è stato il secco rifiuto allo scudo penale da parte dei vertici del colosso dell’acciaio che avevano invece motivato l’uscita di scena correlandola in primo luogo proprio all’eliminazione delle tutele legali dal Dl imprese.
A dimostrazione di come ci siano altre problematiche sottese. A parlarne è stato il Segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, intervenuto nel corso della trasmissione di Teleregione “Il Fatto del Giorno”.
Tra le motivazioni che hanno portato Mittal ad abbandonare il siderurgico ex Ilva, anche i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto con le prescrizioni da completare entro il 13 dicembre 2019 pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2.
Il servizio di TrNews.