Impianti spenti, due acciaierie ferme. Quasi il 75%, tra gli operai e gli impiegati dello stabilimento Arcelor Mittal di Taranto, questa mattina, non si sono presentati al lavoro, aderendo in massa allo sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e Ugl. Un segno di protesta frutto della decisione dei giorni scorsi del colosso industriale di avviare ugualmente la procedura della cassa integrazione per i 1395 dipendenti del siderurgico per 13 settimane, nonostante le perplessità avanzate proprio dai sindacati.
I rappresentanti dei lavoratori avevano richiesto, nel corso del confronto avvenuto con l’azienda, di posticipare la decisione sulla Cigo, in vista dei due incontri in programma con il vicepremier Luigi Di Maio.
Ma ArcelorMittal, a detta dei sindacati, avrebbe agito “uniteralmente”, non tenendo conto delle loro preoccupazioni avanzate.
Così, in segno di protesta, hanno indetto lo sciopero di 24 ore su tre turni, al quale hanno aderito anche i lavoratori dell’appalto.
Altissima la partecipazione. “Siamo soddisfatti dell’adesione in massa”, ha dichiarato il segretario di fabbrica Fim Cisl, Vincenzo La Neve, contattato telefonicamente. “Il primo turno, quello che va dalle ore 7 alle 15 rappresentava una sorta di banco di prova. E la risposta è stata più che positiva”.