Aumentano le produzioni dello stabilimento ex Ilva di Taranto e di pari passo crescono in maniera esponenziale i valori delle emissioni inquinanti. La denuncia arriva dall’associazione Peacelink attraverso l’analisi dei dati recepiti e forniti dalle centraline di monitoraggio dell’Arpa. Tra gennaio e febbraio del 2019, in rapporto allo stesso periodo dello scorso anno, i valori delle sostanze pericolose sarebbero infatti aumentati in maniera considerevole: come ad esempio il benzene (più 160 per cento), idrogeno solforato (più 111 per cento), pm10 (più 29 per cento).
La produzione nel 2017 era scesa sotto i cinque milioni di tonnellate, con il conseguente calo delle emissioni inquinanti. “Ma già nell’ultimo trimestre del 2018- ha rilevato Peacelink-da quando si ha avuta la certezza del passaggio dello stabilimento dall’amministrazione straordinaria alla gestione del gruppo franco indiano Arcelor Mittal, si è invertita la tendenza”.
La produzione sarebbere ripartita a vele spiegate per raggiungere l’obiettivo delle 6 milioni di tonnellate così come previsto dall’accordo sottoscritto a settembre al ministero dello Sviluppo economico.
“Il ministro Di Maio aveva riferito dell’installazione di tecnologie a Taranto che avrebbero ridotto del 20% le emissioni nocive – ha ricordato Peacelink con la presentazione del report dei dati – Ed ecco invece cosa sta avvenendo nel capoluogo ionico”.
Ma non si è fatta attendere la presa di posizione di Arcelor Mittal che ha fatto sapere come l’azienda stia rispettando tutte le regole imposte dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale). Evidenziando come si stia realizzando un piano ambientale che prevede l’investimento di più di un miliardo di euro entro il 2023 che renderà quello di Taranto il migliore stabilimento d’Europa.