Una grande festa, un matrimonio tra l’Italia e l’Europa, dove il protagonista è il nostro Sud. È la Basilicata, che con il suo capoluogo prende finalmente il posto che merita tra le meraviglie.
Matera, ufficialmente da sabato scorso, è Capitale Europea della Cultura per quest’anno. A festeggiarla 131 bande provenienti da tutti i paesi lucani e dalle città, finlandesi, greche, olandesi, che negli anni passati si sono fregiate del titolo.
Tanti i turisti che si sono riversati in strada, in piazza, a passeggio per le vie del borgo illuminate dalle sole candele: niente luci crepuscolari, il buio, la dolcezza del fuoco, hanno fatto emergere il chiaro scuro di una regione per tanto tempo sottovalutata. Era terra di contadini e briganti, ora è simbolo dell’Italia all’estero. Di una cultura fatta di scienziati, poeti, musicisti e filosofi, che portano alto l’onore del nostro Stivale.
Ad animare la città ci saranno cinquanta produzioni originali, cinque mostre, tra cui una dedicata a 200 opere di Salvador Dalì, esibizioni ed esposizioni di oltre 800 artisti e operatori internazionali. Si attendono in quest’anno 700 mila persone, che dovranno donare un libro, da lasciare in eredità ai futuri cittadini e che andrà ad arricchire la biblioteca di comunità in occasione dell’Open Culture Festival.
“La vittoria che oggi celebriamo – ha detto il primo cittadino Raffaello Giulio De Ruggieri – non può indulgere solo in una gioiosa festa collettiva, ma va governata, capitalizzata e utilizzata perché la magnetica Matera diventi anche attrattiva per investimenti di sviluppo e di occupazione, portando al centro di ogni progetto il lavoro. In questa prospettiva, l’abbraccio culturale di questa piazza deve tradursi in una convinta alleanza istituzionale e politica per favorire l’attuazione di tale strategica scelta di futuro, ha concluso il sindaco in lacrime.
Sembra, così che sia nelle mani della città dei sassi il futuro del Sud, il futuro di tutti quei ragazzi che lasciano la propria terra in massa, per scappare nel Nord delle aziende, dei progetti e dei contratti sicuri.
Noi vorremmo restare. Prenderci questa iniezione di futuro, rimanere con il naso all’insù a sognare tra i fuochi pirotecnici. In una festa che rianimi le nostre città e non ci costringa a lasciare la bellezza.