Sono giorni frenetici in casa Fidelis Andria. Non solo per quello che sta accadendo nella stanza dei bottoni, con il passo indietro dell’Amministratore Delegato Pietro Lamorte, che ha deciso di abbandonare la nave biancazzurra per divergenze con il numero uno Giuseppe Di Benedetto. Perché mentre in città si rincorrono le voci – tutte da confermare – di un possibile disimpegno proprio da parte del presidente biancazzurro, la squadra continua a singhiozzare sul rettangolo verde.
La goleada di Nardò in Coppa Italia, con la Fidelis capace di imporsi 6-1 al “Giovanni Paolo II”, forse ha inflazionato le valutazioni di un organico che deve ancora trovare il bandolo della matassa. Del resto, i pareggi contro Fasano in trasferta e Brindisi al “Degli Ulivi” spingono Ciro Danucci a prendere le giuste contromisure per non vanificare sin da subito gli sforzi di una società che ha comunque allestito un organico per le zone nobili della classifica.
Di motivi, come spesso avviene in questi casi, ce ne sono parecchi. Al netto di una serie di investimenti pesanti, non c’è ancora la giusta alchimia a legare i giocatori in campo e al di là di qualche fiammata, la Fidelis Andria ha mostrato anche qualche limite nella metà campo offensiva, con il solo Jallow a gonfiare la rete in queste prime due uscite. Un bottino troppo esiguo per una squadra che ha sicuramente tanto potenziale ancora inespresso.
Serve, dunque, una generale assunzione di responsabilità e l’incrocio del “XXI Settembre – Franco Salerno” contro il Matera diventa già fondamentale per non alimentare il malcontento che aleggia dalle parti del “Degli Ulivi”. Una vittoria, infatti, potrebbe restituire un briciolo di serenità sia all’ambiente che a mister Danucci, finito dopo appena 180 minuti nel mirino della critica.