Sei persone sono state arrestate e altre 15 sottoposte a obbligo di misura su disposizione del Gip del Tribunale di Foggia, per false assunzioni in agricoltura avvenute nel territorio della Bat. A sei dei 21 indagati viene anche contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell’Inps.
In particolare, secondo quanto accertato dai finanzieri del gruppo di Barletta, la frode è stata attuata attraverso tre società di commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli di San Ferdinando di Puglia e riconducibili ad un unico ‘dominus’ che si avvaleva di tre persone per reclutare falsi braccianti agricoli sulle piazze di San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Margherita di Savoia e Barletta.
La frode era basata sulla falsa assunzione, da parte delle tre società, di circa 300 braccianti agricoli residenti nella provincia di Barletta-Andria-Trani, che sarebbero stati poi licenziati in modo tale da creare ‘artificiosamente’ i presupposti per beneficiare delle indennità di disoccupazione o maternità corrisposte dall’Inps.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i rapporti di lavoro fittizi si protraevano, infatti, per il periodo strettamente necessario per poter accedere alle misure previdenziali. Le indagini della guardia di finanza hanno accertato subito una consistente sproporzione delle assunzioni dei lavoratori rispetto al reale fabbisogno delle aziende in questione e che l’inquadramento riservato agli stessi risultava assolutamente incoerente rispetto alla natura delle imprese. Successivamente, sono stati eseguiti approfondimenti di natura economico-finanziaria, analizzando la documentazione contabile e bancaria delle società, insieme a verifiche sui conti correnti degli indagati individuati quali ideatori e promotori della truffa.
In pratica, le tre società agricole erano state costituite – ritengono gli inquirenti – proprio per assumere fittiziamente i braccianti e ottenere gli ammortizzatori sociali, senza svolgere alcuna reale attività lavorativa. Gli assunti, dopo un certo periodo, venivano infatti licenziati e presentavano la domanda di indennità di disoccupazione che, una volta ottenuta e accreditata, veniva versata al capo del sodalizio criminoso. Le indennità percepite ammontavano ad oltre 98 mila euro, mentre non sono mai state versate ritenute previdenziali ed assistenziali per 460 mila euro.