L’ultimo Consiglio Regionale di questa legislatura non è riuscito a far approvare la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere. Non sono bastate sette ore di consiglio, cinque ore di ritardo nell’inizio dei lavori e la conclusione della discussione in piena notte: si è concluso tutto con un nulla di fatto. La mancanza del numero legale, le polemiche politiche e gli oltre duemila emendamenti presentati, hanno decretato il “no” alla presenza delle donne nelle liste elettorali. “Mi assumo la responsabilità politica di non essere riuscito a convincere la maggioranza in consiglio ad approvare la doppia preferenza di genere che è un punto essenziale del nostro programma”, ha scritto il governatore pugliese Michele Emiliano su Facebook. “Ho già contattato, in piena notte, il Governo per informarlo di quanto accaduto”. Sono stati circa duemila gli emendamenti presentati, infatti, di cui 1946 di “paternità” di Francesco Ventola di Fratelli d’Italia.
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Alle 20.30 si raggiunge un momento di stallo: la seduta viene sospesa per valutare la possibilità che la maggior parte degli emendamenti venisse ritirata, portando la discussione al dunque e analizzando, così, solo quelli “di peso” valutati in appena una decina. Dopo il nodo diventa la volontà dei Cinque Stelle, di porre l’obbligo alle liste di avere una composizione del 40 per cento di donne, pena l’esclusione. L’emendamento che viene approvato (con 28 voti a favore e 19 contrari), a scrutinio segreto, è invece, quello che porta la firma di Domenico Damascelli di Forza Italia e di Mario Conca – candidato alla presidenza con una lista civica – di modificare l’articolo 6 della Legge elettorale vigente che aggiunge alle cause di ineleggibilità anche “I soggetti nominati a qualunque titolo nella task force della Regione Puglia, che siano alle dirette dipendenze della stessa o che abbiano stipulato contratti di consulenza o collaborazione”. In buona sostanza, questo toglierà la possibilità al professor Pierluigi Lopalco di candidarsi alle prossime regionali. I lavori vengono nuovamente sospesi, ma a causa della mancanza del numero legale la seduta viene sciolta. Inevitabili le polemiche politiche che si sono scatenate dopo il consiglio: la colpa della mancata approvazione, secondo Emiliano, è del centro destra che “ha messo in scena – dice – un devastante ostruzionismo, presentando duemila emendamenti che non hanno consentito di approvare la legge nell’ultima seduta di questa legislatura”. “Per tutta la legislatura Emiliano e la sua maggioranza non hanno mai affrontato il tema – ha tuonato il candidato del centro-destra Raffaele Fitto -. Si sta consumando un pericoloso gioco politico – elettorale che mette a rischio la tenuta democratica delle Istituzioni. Tra i tanti emendamenti è stato approvato soltanto il cosiddetto “Emendamento Lopalco”, con il voto segreto sul quale la maggioranza si è spaccata. Emiliano è andato su tutte le furie e ha abbandonato l’aula, con buona parte della sua maggioranza – chiarisce ancora Fitto -. Cosa c’entra la parità di genere con tutto questo? Come possono Emiliano e il Pd chiedere l’intervento del governo dopo aver deliberatamente abbandonato l’aula e aver fatto venir meno il numero legale dopo cinque anni di inerzia? Chiediamo al presidente Loizzo di convocare il consiglio ad horas per approvare in dieci minuti il testo approvato da Emiliano e dalla sua giunta qualche giorno fa”.