“L’ennesima tragedia a Borgo Mezzanone, l’ennesima vita di un lavoratore straniero persa nel rogo della propria baracca dopo che un simile evento si era verificato poco più di un mese fa. Sono la fotografia di come il mercato dei braccianti agricoli prosegua prescindendo dall’impegno quotidiano delle associazioni, dei sindacati, da norme che dovrebbero spingere alla regolarizzazione e all’emersione”.
Lo affermano i segretari generali della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, e della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, commentando la morte del 37enne senegalese che ha perso la vita durante l’incendio divampato all’alba nella baraccopoli a Borgo Mezzanone, nel Foggiano. “L’esistenza stessa del ghetto – proseguono – certifica il ruolo e il peso che ancora esercitano i caporali.
È la ragione per cui abbiamo sempre denunciato come il fenomeno può essere vinto solo se aggredito complessivamente, intervenendo sull’intermediazione di manodopera, sull’accoglienza, sul servizio di trasporto”.
Come ricordano anche il segretario regionale Uila Puglia, Pietro Buongiorno e il segretario territoriale Uila Foggia, Antonio Castriotta, “Senza la garanzia di poter continuare a lavorare, in pochi aderiranno a percorsi di regolarizzazione con l’allontanamento da quei luoghi dove, di fatto, avviene l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Un lavoro corroso dall’illegalità che non rispetta i diritti umani, oltre che la contrattazione collettiva”.
Inoltre, aggiungono Gesmundo e Gagliardi, “A chi in modo propagandistico e semplicistico invoca sgomberi ricordiamo come Borgo Mezzanone o altri ghetti sono la dimostrazione che i lavoratori immigrati senza alloggio impiegano pochissimi giorni a far sorgere altrove insediamenti simili. È evidente come sono insostenibili quelle condizioni, ma le istituzioni tutte – dal Governo alla Regione fino agli enti locali – da troppo tempo promettono soluzioni alternative”. “Siamo a ridosso dell’ennesima grande stagione di raccolta – concludono – e le soluzioni messe in campo è evidente come sono insufficienti per dare risposte a tutti i lavoratori”.
“Come Uila – dicono infine Buongiorno e Castriotta – rivolgiamo l’ennesimo appello alle istituzioni affinché si attivi un percorso di condivisione tra tutti gli attori e i portatori di interesse coinvolti. Basta con tavoli tecnici, riunioni d’emergenza o altro, bisogna sedersi tutti insieme e studiare una volta per tutte soluzioni idonee e soprattutto fattibili in termini di sostenibilità ed efficacia. Una strategia di sistema che si adatti ad ogni territorio, alla richiesta di manodopera che cambia in base alle coltivazioni preminenti di una determinata area”.